Alfio Pelleriti
Laura Ingiulla, giovane talento del teatro di prosa, ha intrattenuto un nutrito pubblico presso il cortile di Villa delle Favare a Biancavilla nonostante il primo freddo autunnale, con un monologo tratto dal celebre romanzo di Michail Bulgakov, Il Maestro e Margherita, appartenente al 19° capitolo dello stesso.

La giovane attrice, diplomata all’Accademia d’Arte drammatica di Siracusa, ha tenuto tutti avvinti ad ogni sua parola, ad ogni suo gesto o movimento, sempre misurati e mai fuori posto. Nonostante la complessità del testo, Laura non ha mostrato timori reverenziali, anzi ha dimostrato sicurezza padroneggiando il palcoscenico in ogni fase del monologo (prova tra le più impegnative anche per attori navigati), anche negli ultimi minuti della sua prova, quando il microfono improvvisamente l’ha lasciata senza amplificazione. Lei non si è scomposta e ha continuato, consentendo al pubblico di apprezzare la sua viva voce, più naturale e autentica, oltre che il suo coraggio nell’affrontare il compito intrapreso, portandolo fino alla fine senza scoramenti o tentennamenti.
Una performance apprezzata per le giuste pause, le sospensioni e i sapienti cambiamenti di tono e una interpretazione magistrale nel sapere sempre “tenere il personaggio”, Margherita Nikolaevena, che aveva lasciato il marito e le sue ricchezze per seguire il suo amante, il poeta e scrittore Ivan Nikolaevic, il Maestro. Il romanzo di Bulgakov è uno dei capolavori della letteratura mondiale e tra i più complessi, tanto che si può prestare a diverse interpretazioni, considerati i vari livelli connotativi di cui si compone. Laura ha presentato il diciannovesimo capitolo lì dove Margherita manifesta tutto il suo amore e il suo dolore per Ivan, ingiustamente rinchiuso in un ospedale psichiatrico perché scrittore, semplicemente perché usava la scrittura per la ricerca della verità, per scavare dentro l’animo degli uomini, volendone fare emergere le contraddizioni, le angosce esistenziali, non per blandire i potenti accettandone supinamente le direttive.
L’interpretazione di Laura ha sottolineato, con autentica perizia recitativa, il dramma di una donna che perde il suo uomo, amante, mentore e Maestro, proprio perché è un uomo libero. E ciascuno ascoltando il dramma del personaggio non ha potuto non pensare a ciò che accadde nel sistema stalinista negli anni 1936/1938, e negli anni successivi alla seconda guerra mondiale con i gulag sovietici, e a quel che accade oggi nella Russia di Putin. La scelta di questo capitolo si è rivelata quanto mai saggia, poichè il monologo si inserisce in un contesto di drammatica attualità: l’invasione russa dell’Ucraina e la guerra cruenta che si sta combattendo in quel territorio con crimini efferati contro l’inerme popolazione civile. (Bulgakov nacque e operò a Kiev e trovò grande ostilità a Mosca. Fu tenuto quasi in ostaggio nella capitale poiché le autorità gli impediranno di lasciare il Paese per andare a trovare i suoi fratelli che si erano trasferiti a Parigi).

Del resto tutti gli artisti, per mettere a frutto i loro talenti naturali, affinati con lo studio e con l’esperienza, creano le loro opere e si impossessano magicamente di ciò che è invisibile agli altri ma che è autentico, essenziale, importante, giusto e vero, oltre che bello. Loro, gli artisti, sono i “pastori dell’essere” e dunque capaci di cogliere attraverso le loro opere l’armonia e la bellezza della vita, indicando lo iato profondo tra bene e male e l’unica scelta possibile per il raggiungimento della felicità: un comportamento coerente con la propria coscienza morale, cioè la pratica del Bene.
Laura con la sua performance ha fornito la luce indispensabile per fare apparire la strada che conduce alla piena realizzazione individuale, quella lastricata dalle virtù cardinali della saggezza, della fortezza, della giustizia e della temperanza, proponendosi come un’attrice di talento e di sicuro successo.