Gli eremiti e i profeti

Alfio Pelleriti

Diversi eventi sono accaduti quasi nella stessa unità di tempo, suscitando emozioni forti e qualche riflessione.

Non c’è da meravigliarsi più di tanto se accade che un ministro della cultura del governo italiano, Gennaro Sangiuliano, abbia il coraggio di affermare pubblicamente che Dante Alighieri può essere considerato come il “fondatore del pensiero di Destra della politica italiana”. Neanche negli anni Venti e Trenta del Novecento i pennivendoli del regime fascista osarono tanto, limitandosi a citare come riferimenti culturali e ideologici Alfredo Oriani, Wilfredo Pareto, Gabriele D’Annunzio, Giuseppe Prezzolini, Filippo Tommaso Marinetti, e naturalmente Frederich Nietzsche. Ma chi è stato finora in un cono d’ombra nel gioco democratico mordendo il freno o gridando alla luna, facendo opposizione sempre e comunque e a prescindere, oggi sente il bisogno di parlare, di gridare la sua verità, quella che tante volte ha soffocato o ributtato giù nel profondo quando si presentava alla mente e chiedeva d’essere esternata. Oggi finalmente le censure sono state eliminate, i freni inibitori scomparsi: il momento è favorevole! Se non ora, quando?

Dopo trent’anni di latitanza è stato arrestato il boss mafioso Matteo Messina Denaro, indicato come capo di Cosa Nostra ed ultimo esponente del clan dei corleonesi, responsabile insieme a Totò Riina, a Bernardo Provenzano, a Bagarella, ai fratelli Graviano delle stragi consumate tra il 1992 e il 1993 in Sicilia, a Milano, a Roma, a Firenze. Il quasi fantasma, boss di Castelvetrano, grazie all’azione investigativa dei carabinieri del ROS, diretti dalla Procura della Repubblica di Palermo, si è finalmente assicurato alla Giustizia. Il suo ultimo covo è stato scoperto a Campobello di Mazara, lì dove conduceva una vita normale: frequentava bar, consumava pasti al ristorante, si riforniva nel locale supermercato di prodotti alimentari, sicuro che nessuno avrebbe avuto il coraggio di fare il numero della polizia o dei carabinieri per denunziarlo. Il mafioso arrestato si vantava di avere ucciso centinaia di persone, tra cui una giovane donna incinta e il piccolo Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido per punire il padre, collaboratore di giustizia. Del resto, il suo volto arcigno, lo sguardo freddo e demoniaco rivelano una completa assenza di umanità. Il comandante del ROS e il procuratore De Lucia hanno affermato di essersi avvalsi di tutti gli strumenti investigativi già cari al generale Dalla Chiesa, tra cui fondamentali le intercettazioni telefoniche. Sarà un auspicio il loro, diretto al ministro Carlo Nordio che ha tuonato fin dal suo insediamento contro le intercettazioni telefoniche, oltre che sostenitore della separazione delle carriere dei magistrati e dell’eliminazione della norma sull’obbligatorietà dell’azione penale del pubblico ministero di fronte alla conoscenza di un reato?

La Missione “Speranza e carità” piange per la dipartita del suo fondatore, Biagio Conte, l’amico dei senzatetto e dei disperati, che nel 1991rinunciò alle comodità di una vita borghese che poteva assicurargli la sua famiglia per condividere il freddo, la fame, le privazioni dei poveri, senza fare distinzioni di razza, di fede religiosa, di etnia. Biagio ha seguito con coerenza e coraggio il messaggio evangelico divenendo fratello di questa umanità dolente, come Francesco d’Assisi. La malattia che l’ha portato alla morte non è riuscita a cancellare dal suo volto quel sorriso dolce, rivelatore di un’anima gentile, buona e santa, nutrita dallo Spirito di Dio che lo rendeva felice mentre aiutava i suoi fratelli a portare la croce quotidiana. Aveva la saggezza leggera e la genuinità spontanea dei bambini Fratel Biagio e l’umiltà santa dei veri e autentici cristiani. La sua vita è stata una testimonianza dei miracoli che continua a donare Gesù agli uomini: anche Biagio Conte ha indicato nell’amore gratuito, fraterno, incondizionato, la Via, la Verità, la Vita. “Ci sono molti eremiti, a questo mondo (negli appartamenti in condominio, per le strade di Milano o di Parigi, faticano nelle fabbriche, lavorano nei ministeri…), ma rari, rarissimi sono i profeti e i predicatori.” (V. Grossman, Il bene sia con voi!)

Continua a grondare sangue innocente la martoriata Ucraina: un missile ha centrato un condominio nella città di Dnipro causando la morte di 45 civili. Putin e i suoi “megafoni” affermano che sono stati gli stessi Ucraini i responsabili, perché i Russi “non colpiscono mai obiettivi civili”. Si inorridisce nell’ascoltare tali menzogne tanto quanto la notizia della morte inferta a cittadini inermi, così come già è avvenuto in scuole e ospedali bombardati allo scopo di terrorizzare la popolazione. Colpisce l’assenza di una reazione della popolazione russa alle decisioni di un despota che non mostra alcun rispetto per i figli della sua terra, mandandoli a morire o ad esercitarsi alla pratica della violenza, trasformandoli in esecutori del male. I Russi, ancora una volta, sono vittime di tiranni, (gli zar, Stalin, i capi dell’URSS) corrotti nella mente e nel cuore, che sembrano usciti dai romanzi di Dostoevskij.

Ho letto una raccolta di racconti brevi di Vasilij Grossman, “Il bene sia con voi!” che si muove, come “Vita e destino”, sulle dimensioni alte della creazione letteraria.

I suoi racconti tendono a fare emergere una sua convinzione profonda: il bene perché possa essere colto e praticato non vuole l’intervento di persone acculturate, potenti e, men che meno, ricche. Il bene costituisce la realtà dei semplici che hanno però fatto delle scelte volte al rispetto degli altri e tra queste il senso dell’ospitalità, dell’accoglienza e della solidarietà. In costoro non mancherà la capacità di essere compassionevoli, premessa indispensabile per cogliere e praticare il bene e sentirsi dunque profondamente felici. Dice infatti:

I reazionari cercano sempre di estirpare, di eliminare il fondamento umano, l’essenza umana del carattere nazionale, ne propugnano ed esaltano sempre l’involucro esterno, la buccia e non il seme. Propugnando il nazionalismo cercano di eliminare, di sradicare da esso il fondamento umano, umanistico.”[1] E più avanti Grossman, ucraino di Kiev, sembra rivolgersi a Putin, pur scrivendo nel 1963, dicendo: “La vera lotta per la dignità nazionale è lotta per la ricchezza umana – tanto spirituale quanto materiale -, lotta per la libertà di pensiero e di parola, lotta per la libertà del contadino di seminare ciò che vuole, per la libertà di fruire di ciò che le nostre mani producono. La libertà nazionale può trionfare in un’unica forma: se trionfa la libertà umana. E i russi devono capire che proprio dalla rinuncia all’idea della superiorità del loro carattere nazionale viene la vera affermazione della grandezza e della dignità dell’uomo russo, del popolo russo, della sua letteratura e della sua scienza.[2]


[1] Vasilij Grossman, Il bene sia con voi! “Adelphi Edizioni” Milano 2019, pag.156

[2] Ibidem, pag. 159


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