“Natale” di Pippo Coco

di Alfio Pelleriti

Concludiamo la pubblicazione delle tavole del calendario 2005 del maestro Coco con le quali abbiamo voluto ricordare il suo originale “tratto” pittorico, l’ironia e il sorriso con cui interpretava la realtà umana di cui sapeva cogliere pieghe nascoste, debolezze, contraddizioni.

Presentiamo la tavola “Natale” e una illustrazione ad un mio componimento, “Il solone d’Albavilla”, che nel 2003 Coco realizzò poiché, mi disse, il testo lo stimolava alquanto.

In qualità di presidente dell’associazione “Piazza Grande”, ho avanzato la richiesta all’amministrazione comunale e in particolare al sindaco e al presidente del Consiglio comunale, Marco Cantarella, di creare in un’area del cimitero comunale uno spazio per le tombe degli uomini illustri di Biancavilla e in ogni caso una migliore allocazione per il maestro Coco rispetto al loculo in cui oggi riposa.

Dal calendario 2005, “Natale”

Superba questa tavola con cui si presenta il Natale, l’Evento più importante, insieme alla Pasqua, per la Cristianità. Nel disegno non appare nessun simbolo che possa richiamare la nascita di Gesù, sembra piuttosto richiamare, con la sua personale tecnica surrealista, un paesaggio invernale, oppure un’originale presentazione del vulcano che da sempre accoglie gli opposti: caldo e freddo, fuoco e gelo.

In realtà, in una estrema, geniale sintesi di cui solo un autentico artista è capace, Coco presenta un Natale che diventa visione teologica universalistica.

Il cielo è pieno di stelle, disegnate con la stessa semplicità dei bambini: pochi tratti, tutti uguali a renderle sorelle, occupanti tutto lo spazio, privandole di profondità prospettica poiché tutte interessate ad assistere e ad indicare insieme l’Evento sacro, la nascita del Messia.

È il Natale una festa cosmica che interessa l’universo intero e l’umanità tutta, presente e passata, rappresentata dall’Etna segnata da profondi calanchi che portano traccia dei millenni trascorsi e sui quali la comunità biancavillese vive il suo presente storico. Essa confida nella Lieta Novella che il Figlio di Dio, nato in una stalla, rifugiato con Maria e Giuseppe, povero, al freddo e al gelo, come tutti i poveri e gli ultimi della Terra, porterà all’umanità intera. Il Buon Pastore nasce e dona speranza, indica la via e riscalda i cuori.

Il campanile non dorme e, in quella notte fredda in cui tutto sembra essersi fermato, pulsa felice e canta e prega perché le pene quotidiane siano più lievi, le cadute meno dolorose, la pace tra i popoli una realtà consolidata, la violenza brutale degli orchi sconfitta per sempre, l’aria le acque, la terra rispettate, curate, protette, la solidarietà e la compassione tratti fondamentali e comuni degli uomini.

La tavola di Coco è una preghiera di un artista a Gesù Redentore.

Il Solone d’Albavilla”


Una risposta a "“Natale” di Pippo Coco"

  1. Colgo un’autentica dimostrazione di amicizia e comunione d’intenti in questa colorata parodia che incornicia satiricamente il tuo sonetto.
    Diversi diavoletti sobillano con efficacia perfetti gentiluomini in cilindro e frac trasformandoli in mostri dai lunghi artigli, affamati di successo e di potere, disposti a diventare predatori senza scampo.
    La sopraffina arte oratoria scatena come musica in concerto grande animazione ed il futuro ” Solone” di turno già si vede eletto e, soddisfatto, divora voracemente il suo pasto.

    Santina Costanzo

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