IL TEMPO E DIO
di Alfio Pelleriti

Saltiamo a piè pari tutto ciò che hanno detto e scritto filosofi, teologi, scrittori sul tempo. Soprattutto evitiamo di perderci nel mare vasto ma non limpido di Internet e di certi siti che son creati apposta per rubare i pensieri e le parole altrui. E’ semplice, basta non mettere la fonte e il gioco è fatto: quel che pubblichi sul tuo sito agli altri sembrerà farina del suo sacco. Chi è capace di trovare le assonanze di Saba o di Montale, lo stile di Saramago o di Irene Nemirovsky? Magari si cambia qualche virgola o anche una parola, che sarà mai? In fondo quel che conta è “il messaggio che trasmette!” E dunque, con Internet anche i caproni possono sperare di diventare dei veri sapientoni!
Ma andiamo al nostro tema, il “tempo”. Il tempo innanzitutto è connaturato agli enti, cioè non si può parlare di una sostanza, di qualsiasi natura, forma e specie, che non sia soggetta al tempo. Il tempo, dice uno dei più sottili e geniali scienziati, Stephen Hawking, astrofisico e cosmologo, ma non solo lui, poiché questa è una tesi accettata da tutto il mondo scientifico, è nato con il Big Bang, 14 miliardi di anni fa, cioè quando particelle di materia e antimateria e un’infinità di quark e di gluoni subirono “una curvatura dello spazio-tempo unite a densità e temperature estreme” che provocarono un’immensa esplosione da cui si iniziò una espansione nello spazio e man mano si registravano eventi di condensazione e di addensamento di elementi e di gas che raffreddandosi avrebbero dato origine ai corpi celesti, alle galassie, alle stelle, ai sistemi planetari.
Insomma, dice Hawking, da lì comincia la vita della materia, per arrivare fino a noi, nel nostro presente e da lì, da quel Big Bang, comincia il tempo. E prima niente, c’era il Nulla, cioè non c’era niente. E se non c’era niente, mancava sia il tempo che lo spazio oltre che gli enti.
E qui cominciano le divergenze. Perché gli studiosi mettono in campo due teorie: la prima è quella creazionista, per cui quella esplosione avvenne sì ma non per caso, bensì perché la volle Dio. L’altra tesi è quella materialistica, che spiega tutto senza farci entrare Dio, limitandosi a valutare ciò che si osserva, si misura e che si può dedurre, confortati da esperimenti che rispettando i principi di verificabilità e di falsificabilità, diventano leggi, sintetizzate in formule di cui si avvalgono le scienze empiriche.

La prima scuola di pensiero, formata non solo da teologi ma da valenti scienziati, sostiene che solo Dio si può immaginare esista prima del tempo finito (si dice che è “finito” perché ha un inizio) perché è un Ente speciale Dio: possiede tutte le qualità che non hanno i viventi o gli esseri finiti. Se questi ultimi nascono, Dio no, perché c’è sempre stato; se gli enti hanno in loro connaturato spazio e tempo, Dio è spazio infinito e tempo che non comincia né muore, ma si può dire anche che Dio supera entrambe tali entità perché spazio e tempo sono caratteristiche proprie delle creature, Lui non ha questi due limiti.
La verità sta nel fatto che se l’uomo volesse predicare qualcosa che riguardi Dio, non potrebbe trovare le parole giuste e potrebbe tentare con la sua ragione di analizzare tutti gli elementi che compongono la vita traendo qualche conclusione, sempre relativa, a meno che non siano verità di fede, quelle che ogni religione stabilisce e che vengono accettate dai fedeli, oppure dovrebbe stare zitto. Sì, perché parole e concetti saranno sempre insufficienti o poco adatti a definire Dio che crea dal nulla o crea armonia dove c’era caos. Tutti i vari tipi di linguaggio, quello dei fisici, degli astronomi, dei teologi, dei filosofi sono strumenti creati dalla specie homo sapiens, diretto discendente dall’australopiteco che s’esprimeva col suo verso come le altre specie e si cibava di bacche e d’animali che riusciva a catturare. Poi passò qualche milione di anni (4,5) e l’uomo cominciò a coltivare la terra e ad allevare gli animali, a vivere in comunità per potersi difendere meglio dagli attacchi di animali e di uomini di altre comunità ed esprimersi diventò una necessità, un mezzo efficace per risolvere problemi. Allora, se questo è l’uomo, si capisce che il suo linguaggio, fosse anche quello fatto di funzioni algebriche o dei trattati di filosofia, risulta povero, solo un “balbettio”, quando l’uomo si pone innanzi a Dio, diceva il sommo Dante.
Anche se un filosofo tedesco molto importante sostenne che chi con la parola s’avvicina più degli altri a definire Dio è il poeta, poiché quel suo sentire fine, le emozioni che salgono veloci dal suo cuore, l’anima leggera che lo aiuta ad esprimere gioie, dolori, sentimenti con composizioni che sono autentiche armonie, almeno per un attimo colgono qualche aspetto di ciò che quel filosofo chiamava Essere e lo portava a definire il poeta il suo “pastore”. Così come un altro filosofo, sempre tedesco, diceva ch’era la musica che assolveva tale ruolo. Insomma l’arte vera che produce il Bello è capace di trasportare l’uomo fuori dal limite del tempo, e in un certo senso, l’artista diventa eterno per i suoi pari, gli uomini dico che possono fruire delle loro meraviglie e affinare il loro spirito.

Dunque, riepilogando, Dio ha in sé tutto quello che hanno le sue creature ma in sommo grado, senza limiti; se nell’uomo tutto è limite e imperfezione, Dio ha solo qualità infinite e perfette. Il tempo, ad esempio, è in Dio? Sì, ma è eterno e di esso Lui era ed è sostanza, un tempo che è uniforme, senza un “prima”, “ora” e poi “domani”, ma un tempo unico, senza dimensioni, piatto, che s’identifica con lo spazio senza centro, né lati o confini, uno spazio infinito cioè, che mai finisce e dunque questo “qualcosa” sarebbe da chiamare “spaziotempo” o per comodità linguistica s’è sempre definito “eternità”.
Ecco allora che non ha senso affermare, almeno secondo i creazionisti, che il tempo, prima del Bing Bang, non c’era e non c’era neanche Dio, perché Dio c’è sempre stato e ci sarà; Dio è la vita stessa ma nell’infinità, nell’eternità, nella verità, che qualcuno chiama Logica, altri Sostanza, altri Essenza, Somma sapienza.
Ancora c’è chi si pone una domanda: se Dio ha tutte le perfezioni, perché ha sentito il bisogno di creare il mondo? E tante risposte e spesso contrastanti: creando il mondo Dio completa la sua perfezione. Che Dio sarebbe stato senza aver creato l’universo mondo? Nella vita dell’uomo grande spazio occupa il suo orizzonte valoriale. L’uomo cioè, a differenza delle altre specie viventi, si pone il problema di raggiungere altre finalità esistenziali oltre la mera sopravvivenza e in questi valori si pone il Bene e la sua realizzazione. Altra grande questione, che qui risolviamo affermando che il Bene è compassione, è solidarietà, è amore senza fare alcuna distinzione, di razza, di religione, di cultura, di status sociale. Applicando le proporzioni anzidette tra finito ed infinito, tra uomo e Dio, si deduce che Dio è il Bene in assoluto, è Dio d’Amore per tutte le creature, è Bontà infinita.

Il tempo, dunque, per i creazionisti riconduce al Dio creatore che ha fatto dono all’umanità delle sublimità dell’universo e dell’esistenza di tutte le creature, compresi i fiumi, i mari, i monti, le stelle. E tutti quanti hanno il loro tempo per cui si nasce, poi si cresce e infine si muore. E tutto avviene con un meccanismo complesso, straordinariamente in armonia, spinto da un’energia interna al singolo individuo e al Cosmo tutto in generale, nonostante il mondo sia pieno di contraddizioni, di contrasti: incendi, terremoti, eruzioni, epidemie, e poi le guerre, le violenze, le persecuzioni, e ancora le violenze sui minori, gli assassinii, le ruberie, la corruzione, mafie, il terrorismo, insomma il male. E se c’è il male, dice il benpensante, dov’è Dio?
Qua, senza volerlo siamo cascati nella filosofia, ma visto che ci siamo, seguiamo tale pensiero e argomentiamo. Ma non è sempre l’uomo che afferma che non c’è ricchezza al mondo che possa superare il godimento della libertà? Che se togli all’uomo la possibilità di dire ciò che vuole, di esercitare l’espressione in tutte le sue varie forme, se lui fosse impedito di muoversi, di viaggiare, se gli venisse tolto il diritto di protestare per garantire la propria dignità, che senso avrebbe la sua vita? La libertà gli serve come l’aria per poter sognare, per poter essere felice lì nel suo paese, nella sua comunità e in un mondo in cui si difenda la dignità d’ogni persona.
Anche se poi libertà vuol dire scelta tra due modalità di vita, opposte e contrastanti: il bene o il suo contrario. L’uomo non sempre fa le scelte giuste perché si è detto ch’egli è limitato e anziché fare il Bene opera seguendo disvalori, le ricchezze, la sete di potere, l’egoismo, la vanità e altri comportamenti negativi che potrebbero elencarsi in grande quantità. L’uomo è stato libero perfino di uccidere Gesù, il figlio di Dio, e tanti suoi profeti e testimoni, e ha continuato nella storia a perpetrare tali delitti.
Ecco, la storia, che qualcuno ha definito “dialettica” nel senso che esiste perché in essa si attua uno scontro continuo tra diverse istanze e interessi, è il proscenio dove si vivono delle forti contraddizioni, dove gli uomini di buona volontà devono lottare e sacrificarsi per fare trionfare la giustizia. Il mondo nella sua evoluzione storica ha registrato sempre tali drammatici contrasti e forti sono state le opposizioni al progresso e all’affermazione dei diritti fondamentali dell’uomo.
Ma allora cosa vorremmo dire che Dio dovrebbe intervenire a mettere ogni cosa a posto togliendo l’uomo dalle ambasce? E lo fa Dio e spesso, concede all’uomo che prega dei miracoli, e interviene a preservarci dai pericoli anche se non lo preghiamo; ci salva da disastri immani. Ma fino a che punto deve intervenire Dio non può essere l’uomo ad affermarlo. Né l’uomo può tentare Dio con le sue richieste che diventano pretese. L’uomo chiede come si chiede al padre ma poi sa Dio, l’Onnipotente, come dovrà agire e l’uomo dovrà fare la sua parte: politici, scienziati, produttori, grandi finanzieri, re, capi di Stato, magistrati, operai, contadini, tutti si assumeranno delle responsabilità e parteciperanno ognuno con i propri talenti a combattere il Male. E dopo ogni caduta l’uomo dovrà dimostrare a se stesso e ai suoi figli che ci si può rialzare e correggere gli errori, far crescere l’attenzione per i valori etici e sociali, per rendere la vita, ch’è già una meraviglia, degna d’essere vissuta.
Papa Francesco afferma che la teoria del Big Bang non contraddice l’intervento divino sulla creazione e ha chiarito che Dio “ha creato gli esseri e li ha lasciati sviluppare secondo le leggi interne che Lui ha dato ad ognuno” perché “si sviluppassero, perchè arrivassero alla propria pienezza. Egli ha dato l’autonomia agli esseri dell’universo al tempo stesso in cui ha assicurato loro la sua presenza continua, dando l’essere ad ogni realtà. E così la creazione è andata avanti per secoli e secoli, millenni e millenni finché è diventata quella che conosciamo oggi”
L’altra scuola di pensiero, la posizione materialistica, in sintesi dice che in principio era il caos e poi con quella esplosione primigenia si crearono sistemi galattici, “buchi neri”, stelle e sistemi planetari, la forza gravitazionale e la velocità costante con cui viaggiano i fotoni, (particelle senza massa elettromagnetiche che si muovono negli spazi interstellari) e sulla nostra Terra cominciò la vita, dai virus agli organismi unicellulari, ad individui più complessi a centinaia di migliaia di specie che in milioni di anni sul nostro pianeta si sono affermate o estinte, seguendo il principio dell’evoluzionismo che mette alla sua base la capacità d’adattamento all’ambiente in cui ciascun individuo vive.
Come diceva uno scienziato, di cui non ricordo il nome, sarebbe come dire mettere sotto una montagna di scarti d’auto e di motori, posti ammassati in uno spazio presso uno sfasciacarrozze, mille chili di tritolo, farli esplodere e quando tornano in terra tutti quei pezzi, cadendo, si assemblano tra loro perfettamente tornando ad essere macchine efficienti. Così, per caso! A me questa tesi non convince. Preferisco la prima.
TEMPO E TRADIZIONE
di Santina Costanzo
Mi è sempre piaciuto argomentare del Tempo perché trovo che sia affascinante e nuovo anche se è equivalente a parlare dell’eternità.
Il Tempo è infatti fin dagli albori, fattore di primaria importanza non solo nella vita dell’Uomo, ma di ogni essere vivente.
Inevitabilmente lo associo ai “vecchi” che seduti al sole, nei vari circoli del paese, trascorrono le ore a ragionare del Tempo e a “filosofare” delle stagioni, delle produzioni che variano con il suo mutare, ed insieme al loro vissuto si raccontano la vita gli amori, episodi della guerra e le varie vicissitudini trascorse.
È il Tempo con il suo procedere ineluttabile a scandire le giornate, che ci fa declamare le più colorite espressioni sia esso “bello, brutto, tiranno, favorevole, privilegiato” che induce al letargo gli animali selvaggi o al risveglio della natura con fiori e frutta.
Ma a tutto trovo risposta eloquente ed efficace nel libro del Qoelet che con le sue tante definizioni mi dà chiara e luminosa conferma….
“Nella vita dell’Uomo, per ogni cosa c’è il suo momento, per tutto c’è l’occasione opportuna.
Tempo per nascere tempo per morire
Tempo di piantare tempo di sradicare
Tempo di uccidere tempo di curare
Tempo per piangere tempo di ridere
Tempo di gettare le pietre tempo di raccoglierle.
Tempo di lutto tempo di baldoria
Tempo di cercare tempo di perdere
Tempo di abbracciare tempo di staccarsi.
Tempo di conservare e tempo di buttare via, così come di strappare e di cucire, di parlare e di tacere, di amare e di odiare, tempo di pace e tempo di guerra.
Ma tutto questo è un magnifico dono di Dio. Il Tempo ci viene elargito con generosità, ma dipende da noi “spenderlo”, con oculatezza ed intelligenza.
Forte di quegli insegnamenti paterni che mi suggerivano da ragazza a volte incurante: “Prucuriti lu tempu mentri e’ tempu ca ppi n’aviri tempu mi ddannai!”…Solo oggi mi risuona forte e chiaro il senso del detto antico.
Vittoria Ricceri
Il TEMPO è un’entità astratta, è l’uomo che gli dà un significato concreto del prima e del dopo e quindi del suo divenire e perciò abbiamo un presente, passato e futuro. Esso scorre ineluttabile lasciando il suo segno concreto; qualche ruga in più nell’uomo, qualche deterioramento o cambiamento nelle cose.
Esso è come una moneta che acquista valore a secondo dell’uso che ne facciamo, dacché ne deriva lo slogan “utilizzare bene il TEMPO” per avere frutti preziosi e perciò va trattato con coscienza vivendolo responsabilmente sia nelle occupazioni, ma anche nel tempo libero.
Infatti quest’ultimo è determinante per la nostra formazione sia in positivo che in negativo, infatti ha la magia di attrarre… Perciò non va sciupato in sfrenatezze, ma come tempo prezioso da utilizzare in occupazioni piacevoli che possono aiutarci a concretizzare i nostri desideri, le nostre preferenze, le nostre attitudini.
Imparando a spendere bene il TEMPO, si riduce o ancora meglio si debella “l’ozio” padre di tutti i vizi.
Vincenzo Asero
Passano gli anni, cambiano le date, trascorre il tempo. Con il tempo passa anche tutta la natura, nascendo, sviluppandosi e morendo. E passa anche l’uomo; ma egli passa coscientemente. Ha la coscienza del suo passare, la coscienza del tempo. Con il metro del tempo egli misura la storia del mondo e soprattutto la propria storia. Non soltanto i giorni, le ore, i minuti, i secondi, ma anche gli anni, i decenni, i secoli, i millenni ed anche il tempo libero che è dato a ciascuno di noi per crescere umanamente, socialmente e culturalmente per diventare sempre più uomo.
Maria Grazia Merlo
Il Tempo è (di Henry Van Dyke)
Troppo lento per coloro che aspettano,
troppo rapido per coloro che temono,
troppo lungo per coloro che soffrono,
troppo breve per coloro che gioiscono,
ma per coloro che amano
il tempo non è.
Henry Van Dyke
IL TEMPO NON RITORNA di Alfio Pelleriti
“Caro diario” dicevamo una volta,
era la moda, tanti anni fa.
Ora non più perché non usa più la sincerità
e alla scrittura preferiamo il gioco ed altre amenità.
Eppure di scrittori e poeti ve ne sono schiere:
c’è chi scrive per conto del potere,
chi lo fa per far crescere il conto nel forziere,
c’è chi s’incensa e di vate assume già la posa,
come fosse Leopardi, Foscolo o Vincenzo Monti.
Si cercano assonanze e una giusta chiosa,
la parola giusta per colpire e per saldare i conti.
Alla nostra coscienza dovremmo tener botta
leggere i classici: le poesie, i racconti.
e analizzare con brevi resoconti,
le ansie le cadute e della vita l’infinita lotta.
Ma andiamo di fretta e non abbiamo tempo
e ciò che va fatto preferiamo rimandare;
ma su questa terra non ritorna il tempo,
non starò al mondo, di certo per l’eternità.
Il mio viaggio è cominciato e finirà
e poi non ci sarò, occorre andare.
E allora che rimando a fare?

Ho rimandato d’abbracciar mia madre
e di stare con lei a farle compagnia,
come desiderava ardentemente.
E invece sono andato a far l’opera pia,
quando un batter di ciglia diede solamente.
Il tempo assegnato a lei era finito!
Rende muti l’orgoglio, tardi l’ho capito,
e più avanti avrei detto a Franca
ch’era tutto per me e che l’amavo tanto.
Pensavo allora di poter recuperare
e la scelta fu ancor di rimandare.
Poi chiuse gli occhi
e non valse a niente ch’ero pentito.
Il tempo assegnato a lei era finito!
Coi miei fratelli usai gli stessi intenti,
con mio padre almeno vorrei recuperare,
ma ormai non è disposto a prendere argomenti
diversi dai malanni che lo stanno a tormentare.
Ripete però anche quando par che dorma
che il tempo è breve e non ritorna.
Volevo chiedere a ” Piazza Grande” se intendete ospitare opere letterarie esordienti. Grazie
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si può ospitare la sinossi del libro o un piccolo brano
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