PREMESSA di Alfio Pelleriti
Un capitolo importante dell’Enciclica è quello dedicato al significato di “politica”. Il Santo Padre mette insieme il concetto di servizio, tipico della politica, con il concetto di carità, tipico dell’amore. E nell’Amore si risolve infatti l’essenza del Cristianesimo, che ancora consiste nel creare relazioni dettate da un’energia, da un logos profondo che vuole da ogni singolo uomo un contributo a che si realizzi un’armonia universale che è quella stessa donatici da Dio Padre.

Ecco allora che, alla luce dell’amore, tutto assume un significato nuovo, profondo, che va oltre la semplice contingenza o la banale strategia per ottenere un risultato immediato o di parte. Ogni scelta politica in economia, nel settore culturale, nel rapporto con gli altri Stati, assume un respiro profondo i cui confini si perdono in orizzonti spaziali e temporali vasti e dove il soggetto che si mette in campo non è più la singola città o la regione o la nazione, l’Europa, la Cina, la Russia o gli USA.
Gli atti politici dettati dalla carità e spinti dall’amore vogliono realizzata la giustizia sociale, pretendono la salvezza di tutti e l’eliminazione definitiva della povertà dal pianeta Terra. L’amore vuole la felicità di tutti realizzabile solo se non si lascia indietro nessun fratello; l’amore supera qualsiasi steccato ideologico e azzera qualsiasi pregiudizio.
Questo messaggio ci comunica “Fratelli tutti”, l’enciclica di Francesco, di questo Papa così speciale, così semplice nella comunicazione e così profondo e vero, tanto che lo si accosta immediatamente a Gesù, perché della Parola sa cogliere lo spirito, sa darne la giusta interpretazione, sa trovare gesti e parole che richiamano il Salvatore.
Se non il più grande tra i pontefici, certamente in Francesco abbiamo uno dei più significativi padri della Chiesa, poiché alla maniera di S. Paolo o di Sant’Agostino, non si piega di fronte ai duri colpi inferti dal male ma risponde con la dolcezza di un sorriso, tipico deli mistici che sono costantemente con Dio e con il vigore, tipico dei santi che portano nel cuore l’immagine di Cristo.
Ecco spiegate allora la tenacia e il coraggio di Francesco nel combattere la corruzione all’interno della Chiesa; l’orribile peccato contro i fanciulli, la pedofilia; gli arroccamenti colpevoli in difesa di tradizioni maschiliste, classiste, che piegano alla superstizione e al vuoto formalismo religioso. Ecco l’impegno nel denunziare i pericoli del materialismo e della massificazione dei paesi ricchi, l’individualismo, il sovranismo, il negazionismo e il complottismo che dilagano su Internet e che stanno trasformando in peggio le coscienze di strati sempre più vasti della popolazione mondiale; ecco i suoi accorati appelli in difesa dell’ambiente e dell’ecosistema sempre più minacciato da politiche miopi ed egoistiche.
La politica che guarda al Vangelo e a Gesù Cristo, afferma in questo capitolo di “Fratelli tutti”, può costituire lo strumento essenziale per la salvezza del pianeta.
L’AMORE POLITICO (“Fratelli tutti”)
SUA SANTITA’ FRANCESCO

- Davanti a tante forme di politica meschine e tese all’interesse immediato, ricordo che «la grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Il potere politico fa molta fatica ad accogliere questo dovere in un progetto di Nazione»[162] e ancora di più in un progetto comune per l’umanità presente e futura. Pensare a quelli che verranno non serve ai fini elettorali, ma è ciò che esige una giustizia autentica, perché, come hanno insegnato i Vescovi del Portogallo, la terra «è un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva».[163]
- La società mondiale ha gravi carenze strutturali che non si risolvono con rattoppi o soluzioni veloci meramente occasionali. Ci sono cose che devono essere cambiate con reimpostazioni di fondo e trasformazioni importanti. Solo una sana politica potrebbe averne la guida, coinvolgendo i più diversi settori e i più vari saperi. In tal modo, un’economia integrata in un progetto politico, sociale, culturale e popolare che tenda al bene comune può «aprire la strada a opportunità
differenti, che non implicano di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo».[164]
L’amore politico - Riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un’amicizia sociale che includa tutti non sono mere utopie. Esigono la decisione e la capacità di trovare i percorsi efficaci che ne assicurino la reale possibilità. Qualunque impegno in tale direzione diventa un esercizio alto della carità. Perché un individuo può aiutare una persona bisognosa, ma quando si unisce ad altri per dare vita a processi sociali di fraternità e di giustizia per tutti, entra nel «campo della più vasta carità, della carità politica».[165] Si tratta di progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale.[166] Ancora una volta invito a rivalutare la politica, che «è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune».[167]
- Tutti gli impegni che derivano dalla dottrina sociale della Chiesa «sono attinti alla carità che, secondo l’insegnamento di Gesù, è la sintesi di tutta la Legge (cfr Mt 22,36-40)».[168] Ciò richiede di riconoscere che «l’amore, pieno di piccoli gesti di cura reciproca, è anche civile e politico, e si
manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore».[169] Per questa ragione, l’amore si esprime non solo in relazioni intime e vicine, ma anche nelle «macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici».[170] - Questa carità politica presuppone di aver maturato un senso sociale che supera ogni mentalità individualistica: «La carità sociale ci fa amare il bene comune e fa cercare effettivamente il bene di tutte le persone, considerate non solo individualmente, ma anche nella dimensione
sociale che le unisce».[171] Ognuno è pienamente persona quando appartiene a un popolo, e al tempo stesso non c’è vero popolo senza rispetto per il volto di ogni persona. Popolo e persona sono termini correlativi. Tuttavia, oggi si pretende di ridurre le persone a individui, facilmente dominabili da poteri che mirano a interessi illeciti. La buona politica cerca vie di costruzione di comunità nei diversi livelli della vita sociale, in ordine a riequilibrare e riorientare la globalizzazione per evitare i suoi effetti disgreganti.
Amore efficace - A partire dall’«amore sociale»[172] è possibile progredire verso una civiltà dell’amore alla quale tutti possiamo sentirci chiamati. La carità, col suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo,[173] perché non è un sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti. L’amore sociale è una «forza capace di suscitare nuove vie per affrontare i problemi del mondo d’oggi e per rinnovare profondamente dall’interno strutture, organizzazioni sociali, ordinamenti giuridici».[174]
- La carità è al cuore di ogni vita sociale sana e aperta. Tuttavia, oggi «ne viene dichiarata facilmente l’irrilevanza a interpretare e a dirigere le responsabilità morali».[175] È molto di più che un sentimentalismo soggettivo, se essa si accompagna all’impegno per la verità, così da non
essere facile «preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti».[176] Proprio il suo rapporto con la verità favorisce nella carità il suo universalismo e così la preserva dall’essere «relegata in un ambito ristretto e privato di relazioni».[177] Altrimenti, sarà «esclusa dai progetti e dai processi di costruzione di uno sviluppo umano di portata universale, nel dialogo tra i saperi e le operatività».[178] Senza la verità, l’emotività si vuota di contenuti relazionali e sociali. Perciò l’apertura alla verità protegge la carità da una falsa fede che resta «priva di respiro umano e universale».[179] - La carità ha bisogno della luce della verità che costantemente cerchiamo e «questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede»,[180] senza relativismi. Ciò implica anche lo sviluppo delle scienze e il loro apporto insostituibile al fine di trovare i percorsi concreti e più sicuri per
raggiungere i risultati sperati. Infatti, quando è in gioco il bene degli altri, non bastano le buone intenzioni, ma si tratta di ottenere effettivamente ciò di cui essi e le loro nazioni hanno bisogno per realizzarsi.
L’attività dell’amore politico - C’è un cosiddetto amore “elicito”, vale a dire gli atti che procedono direttamente dalla virtù della carità, diretti a persone e a popoli. C’è poi un amore “imperato”: quegli atti della carità che spingono a creare istituzioni più sane, ordinamenti più giusti, strutture più solidali.[181] Ne
consegue che è «un atto di carità altrettanto indispensabile l’impegno finalizzato ad organizzare e strutturare la società in modo che il prossimo non abbia a trovarsi nella miseria».[182] È carità stare vicino a una persona che soffre, ed è pure carità tutto ciò che si fa, anche senza avere un contatto diretto con quella persona, per modificare le condizioni sociali che provocano la sua sofferenza. Se qualcuno aiuta un anziano ad attraversare un fiume – e questo è squisita carità –, il politico gli costruisce un ponte, e anche questo è carità. Se qualcuno aiuta un altro dandogli da mangiare, il politico crea per lui un posto di lavoro, ed esercita una forma altissima di carità che nobilita la sua azione politica.
I sacrifici dell’amore - Questa carità, cuore dello spirito della politica, è sempre un amore preferenziale per gli ultimi, che sta dietro ogni azione compiuta in loro favore.[183] Solo con uno sguardo il cui orizzonte sia trasformato dalla carità, che lo porta a cogliere la dignità dell’altro, i poveri sono riconosciuti e apprezzati nella loro immensa dignità, rispettati nel loro stile proprio e nella loro cultura, e pertanto veramente integrati nella società. Tale sguardo è il nucleo dell’autentico spirito della politica. A
partire da lì, le vie che si aprono sono diverse da quelle di un pragmatismo senz’anima. Per esempio, «non si può affrontare lo scandalo della povertà promuovendo strategie di contenimento
che unicamente tranquillizzano e trasformano i poveri in esseri addomesticati e inoffensivi. Che triste vedere che, dietro a presunte opere altruistiche, si riduce l’altro alla passività».[184] Quello che occorre è che ci siano diversi canali di espressione e di partecipazione sociale. L’educazione è al servizio di questo cammino, affinché ogni essere umano possa diventare artefice del proprio destino. Qui mostra il suo valore il principio di sussidiarietà, inseparabile dal principio di solidarietà. - Da ciò risulta l’urgenza di trovare una soluzione per tutto quello che attenta contro i diritti umani fondamentali. I politici sono chiamati a prendersi «cura della fragilità, della fragilità dei popoli e delle persone. Prendersi cura della fragilità dice forza e tenerezza, dice lotta e fecondità
in mezzo a un modello funzionalista e privatista che conduce inesorabilmente alla “cultura dello scarto”. […] Significa farsi carico del presente nella sua situazione più marginale e angosciante ed essere capaci di ungerlo di dignità».[185] Così certamente si dà vita a un’attività intensa, perché «tutto dev’essere fatto per tutelare la condizione e la dignità della persona umana».[186] Il politico è un realizzatore, è un costruttore con grandi obiettivi, con sguardo ampio, realistico e pragmatico, anche al di là del proprio Paese. Le maggiori preoccupazioni di un politico non dovrebbero essere quelle causate da una caduta nelle inchieste, bensì dal non trovare un’effettiva soluzione al «fenomeno dell’esclusione sociale ed economica, con le sue tristi conseguenze di tratta degli esseri umani, commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato. È tale l’ordine di grandezza di queste situazioni e il numero di vite innocenti coinvolte, che dobbiamo evitare qualsiasi tentazione di cadere in un nominalismo declamatorio con effetto tranquillizzante sulle coscienze. Dobbiamo aver cura che le nostre istituzioni siano realmente efficaci nella lotta contro tutti questi flagelli».[187] Questo si fa sfruttando con intelligenza le grandi risorse dello sviluppo tecnologico. - Siamo ancora lontani da una globalizzazione dei diritti umani più essenziali. Perciò la politica mondiale non può tralasciare di porre tra i suoi obiettivi principali e irrinunciabili quello di eliminare effettivamente la fame. Infatti, «quando la speculazione finanziaria condiziona il prezzo degli alimenti trattandoli come una merce qualsiasi, milioni di persone soffrono e muoiono di fame. Dall’altra parte si scartano tonnellate di alimenti. Ciò costituisce un vero scandalo. La fame è criminale, l’alimentazione è un diritto inalienabile».[188] Tante volte, mentre ci immergiamo in discussioni semantiche o ideologiche, lasciamo che ancora oggi ci siano fratelli e sorelle che muoiono di fame e di sete, senza un tetto o senza accesso alle cure per la loro salute. Insieme a
questi bisogni elementari non soddisfatti, la tratta di persone è un’altra vergogna per l’umanità che la politica internazionale non dovrebbe continuare a tollerare, al di là dei discorsi e delle buone intenzioni. È il minimo indispensabile.
NOTE
[163] Conferenza Episcopale Portoghese, Lett. past. Responsabilidade solidária pelo bem comum (15 settembre 2003), 20; cfr Lett. enc. Laudato si’, 159: AAS 107 (2015), 911.
[164] Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 191: AAS 107 (2015), 923.
[165] Pio XI, Discorso alla Federazione Universitaria Cattolica Italiana (18 dicembre 1927): L’Osservatore Romano (23 dicembre 1927), 3.
[166] Cfr Id., Lett. enc. Quadragesimo anno (15 maggio 1931), 88: AAS 23 (1931), 206-207.
[167] Esort. ap. Evangelii gaudium (24 novembre 2013), 205: AAS 105 (2013), 1106.
[168] Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 2: AAS 101 (2009), 642.
[169] Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 231: AAS 107 (2015), 937.
[170] Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 2: AAS 101 (2009), 642.
[171] Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 207.
[172] S. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis (4 marzo 1979), 15: AAS 71 (1979), 288.
[173] Cfr S. Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio (26 marzo 1967), 44: AAS 59 (1967), 279.
[174] Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 207.
[175] Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 2: AAS 101 (2009), 642.
[176] Ibid., 3: AAS 101 (2009), 643.
[177] Ibid., 4: AAS 101 (2009), 643.
[178] Ibid.
[179] Ibid., 3: AAS 101 (2009), 643.
[180] Ibid.: AAS 101 (2009), 642.
[181] La dottrina morale cattolica, seguendo l’insegnamento di San Tommaso d’Aquino, distingue tra l’atto “elicito” e l’atto “imperato” (cfr Summa Theologiae, I-II, q. 8-17; Marcellino Zalba, S.J., Theologiae moralis summa. Theologia moralis fundamentalis. Tractatus de virtutibus theologicis, ed. BAC, Madrid 1952, vol. 1, 69; Antonio Royo Marín, Teología de la Perfección cristiana, ed. BAC, Madrid 1962, 192-196).
[182] Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 208.
[183] Cfr S. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 42: AAS 80 (1988), 572-574; Id. Lett. enc. Centesimus annus (1 maggio 1991), 11: AAS 83 (1991), 806-807.
[184] Discorso ai partecipanti all’Incontro mondiale dei movimenti popolari (28 ottobre 2014): AAS 106 (2014), 852.
[185] Discorso al Parlamento Europeo, Strasburgo (25 novembre 2014): AAS 106 (2014), 999.
[186] Discorso alla classe dirigente e al Corpo diplomatico, Bangui – Repubblica Centrafricana (29 novembre 2015): AAS 107 (2015), 1320.
[187] Discorso all’Organizzazione delle Nazioni Unite, New York (25 settembre 2015): AAS 107 (2015), 1039.
[188] Discorso ai partecipanti all’Incontro mondiale dei movimenti popolari (28 ottobre 2014): AAS