Il circolo agrario

di Alfio Pelleriti

Il Circolo agrario

Splendida questa tavola, che presenta, abbellita, la sede del Circolo agrario ospitato al piano terra di un palazzotto borghese di fine Ottocento sulla via Vittorio Emanuele. I colori sono vividi ed evocativi di una realtà che occupa mente e cuore dei soci: gli aranceti e i suoi rossi frutti.

Coco, col suo tratto essenziale e avvalendosi di pochi colori di cui sfrutta ogni sfumatura, mette in campo un potere immaginifico che migliora gli ambienti ma che scava irriverente  nell’anima di individui dei quali mette in primo piano i limiti e le contraddizioni, completamente dipendenti da un unico pensiero dominante: come aumentare la quantità e la qualità delle arance del proprio agrumeto? Come ottenere dal grossista che le comprerà un prezzo più alto rispetto al passato?

Il circolo, che dovrebbe essere il luogo delle relazioni, della condivisione di gioie o di sofferenze, del confronto su temi diversi dal fatto economico – produttivo, in realtà è identico a tutti gli altri ambienti, occupati da un’unica “presenza”, da un unico, persistente pensiero che ottunde, annichila, isola, abbrutisce.

La parte superiore del dipinto raffigura un quadretto familiare: una mamma e i suoi bambini, ma anch’esso è invaso  dalle “arance”, padrone assolute di ogni angolo istituzionale. Non c’è spazio per il gioco dei bambini e il balcone anziché essere occupato da giocattoli è occupato dall’oggetto di ogni discussione, di qualsiasi progetto, dispensatore di gioie e di dolori, a seconda della quantità prodotta. I bambini sembrano non soffrire tale invadenza, segno che ormai anche loro svilupperanno la stessa personalità e come i loro padri o nonni se ne staranno muti, soli, seppure accanto ad altri, in costante ansia, in attesa della clemenza del tempo, di una buona produzione, di un onesto commerciante.


Una risposta a "Il circolo agrario"

  1. Per un principio d’onestà, imprescindibile, mi trovo, e lo dico quasi malvolentieri, in assoluto disaccordo con quest’opera del Maestro.
    Ho respirato fin dalla culla l’aria del Circolo Agrario, e con la fantasia mi posso orgogliosamente riconoscere tra quei bimbi che Coco ha messo al balcone tra quintali di arance.
    Si evince chiaramente la sua idiosincrasia verso questa categoria di persone e non usa certo clemenza nel giudicare, facendo apparire una società chiusa di asociali, misantropi oltre che insoddisfatti.
    Sì, è vero! Il pensiero delle arance e della produzione annuale è un chiodo fisso per e tra gli agricoltori; ma potrebbe essere il contrario se quello è il motivo del reddito annuale – o per lo meno, quello più alto?
    Con il mercato globale esigente ed in costante espansione soddisfare richieste diversificate ed evolute, riuscire ad aggiornare per poter trovare spazio in un mondo agguerrito è stato oltremodo difficile ed impegnativo: ora la tendenza chiede arance moro, ora sanguinelle, ora tarocco, navel, barbuto ecc. Ogni anno, ad inseguire e trovare in anticipo l’innesto che porterà miglioramento nelle prossime stagioni.
    E così avanti per tutto il resto; olive e relativi olio e derivati, mandorle e viti e vino ed in estate la campagna del grano e dei campi seminativi.
    Ho sempre visto mio padre, con passione e fatica, ricercare e coltivare il meglio della produzione, per riuscire a tenere la testa alta senza dover soccombere a quelle leggi del mercato che causano tormento ed affanno a chi non riesce ad essere competitivo ed accettare condizioni subordinate. Ed ora che quella generazione non c’è più, il passaggio alla nostra si declina con tutela e cautela!

    Santina Costanzo

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