Umberto Saba, A Gesù Bambino
La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.

Madre Teresa di Calcutta, E’ Natale
E’ Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E’ Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E’ Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.
Bertolt Brecht, “Alla vigilia di Natale”
Oggi siamo seduti, alla vigilia di Natale,
noi, gente misera,
in una gelida stanzetta,
il vento corre di fuori,
il vento entra.
Vieni, buon Signore Gesù, da noi,
volgi lo sguardo:
perché Tu ci sei davvero necessario.

Davide Maria Turoldo
Gesù, il Figlio di Dio nasce sottovoce, lungo la strada, fuori della città di Betlemme, la casa del pane, semplice villaggio ai margini dell’Impero e della terra santa d’Israele, cercato e trovato da semplici pastori, dopo aver raccolto quella voce degli angeli, ben strana alle loro orecchie e lasciate le loro greggi cercano l’Atteso delle genti, lì in qualche riparo d’emergenza, come anticipo di quella che sarà la sua missione tra gli uomini: pellegrino di Dio della marginalità, pagina vivente di quelle Beatitudini che un giorno rivelerà a tutti in cima ad una montagna.
Con quali parole Augurare un Buon Natale?
“Che Dio mangi il tuo pane”, è la benedizione che una donna Rom mi rivolse ad un semaforo della città, sono parole cariche di bontà e di Pace:
Dio e ogni persona possano incontrarsi nello spezzare insieme il pane dell’amicizia.
Nulla più triste dei nostri presepi: in questo mondo dove nessuno più attende nessuno.
L’occidente non attende più nessuno, e tanto meno te: intendo il Gesù vero, quello che realmente non troverebbe un alloggio ad accoglierlo. Perchè, per te, vero Uomo Dio, cioè per il Cristo vero, quello dei “beati voi poveri e guai a voi ricchi”; quello che dice “beati coloro che hanno fame e sete di giustizia ..”, per te, Gesù vero, non c’è posto nelle nostre case, nei nostri palazzi, neppure in certe chiese, anche se le tue insegne pendono da tutte le pareti…
Di te abbiamo fatto un Cristo innocuo: che non faccia male e non disturbi; un Cristo riscaldato; uno che sia secondo i gusti dominanti; divenuto proprietà di tutta una borghesia bianca e consumista.
Un Cristo appena ornamentale. Non un segno di cercare oltre, un segno che almeno una chiesa creda che attendiamo ancora…
Eppure tu vieni, Gesù; tu non puoi non venire…Vieni sempre, Gesù. E vieni per conto tuo, vieni perchè vuoi venire. E’ così la legge dell’amore. E vieni non solo lì dove fiorisce ancora un’umanità silenziosa e desolata, dove ci sono ancora bimbi che nascono; dove non si ammazza e non si esclude nessuno, pur nel poco che uno possiede, e insieme si divide il pane.
Ma vieni anche fra noi, nelle nostre case così ingombre di cose inutili e così spiritualmente squallide.
Vieni anche nella casa del ricco, come sei entrato un giorno nella casa di Zaccheo, che pure era un corrotto della ricchezza. Vieni come vita nuova, come il vino nuovo che fa esplodere i vecchi otri.
Convinto di queste cose e certo che tu comunque non ci abbandoni, così mi sono messo a cantare un giorno:
Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni , figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più tristi:
e dunque vieni sempre , Signore.
Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni tu che ci ami:
nessuno è in comunione col fratello
se prima non è con te, Signore.
Noi siamo tutti lontani, smarriti,
nè sappiamo chi siamo, cosa vogliamo.
Vieni, Signore.
Vieni sempre, Signore.

Emmanuel Lévinas, Une éthique de la souffrance
“Il dolore isola assolutamente ed è da questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro … non è la molteplicità umana che crea la socialità, ma è questa relazione strana che inizia nel dolore, nel mio dolore in cui faccio appello all’altro, e nel suo dolore che mi turba, nel dolore dell’altro che non mi è indifferente. Soffrire non ha senso, ma la sofferenza per ridurre la sofferenza dell’altro è la sola giustificazione della sofferenza, è la mia più grande dignità … La compassione, cioè, etimologicamente, soffrire con l’altro, ha un senso etico. È la cosa che ha più senso nell’ordine del mondo”.
« Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli ».
Alfio Pelleriti, Nasci Signuri, nasci nto ma cori
– “Veni Natali e tutti semu cuntenti,
accattamu cosi ca nun valunu nenti
e poi ni scangiamu cchi parenti.
E tutti l’anni a stissa è a sunata!”
– “Ma pirchì tu avissi n’autra pinsata?
Vardamu u Bammineddu e semu lieti.
Jucamu e mangiamu in allegria
e spiramu ca ognunu nun pinia!”
– “Nostru Signuri nasciu intra na grutta
e mancu si fussi malacunnutta[1],
pi San Giuseppi e sa mugghieri
porti chiusi pirchì erunu straneri!”
– “E oggi, c’aviri tanta abbunnanza,
picciriddi cu l’aria intra a panza
e nte città tantu ricchi e illuminati
c’è genti ca dormi strati strati!”
– “Nasci Signuri porta u to signu
da ta Parola c’è tantu bisognu!
Rapi l’occhi a cu si cridi ranni
e metti paci ora a tutti banni!”
[1] Di persona di cattiva condotta, cattivo, figuro, (da Traina, Nuovo vocobolario siciliano)