Il “drago” al potere governa su “anime morte”

Alfio Pelleriti

Il 1° settembre 1939 la Germania nazista invase la Polonia. Due giorni dopo, il 3, Francia e Inghilterra dichiararono guerra alla Germania e il 13 dello stesso mese l’Unione sovietica di Stalin invase da Est la Polonia attuando un piano spartitorio a danno di quella nazione che subì per prima l’aggressione espansionistica del nazismo e che diede inizio alla seconda guerra mondiale che avrebbe causato circa settanta milioni di vittime tra civili e militari, di cui 470 mila italiani.

Ottantatré anni dopo tale immane tragedia, l’Europa si trova ancora sull’orlo di una terza guerra mondiale che potrebbe essere l’esito di un’altra invasione a danno di uno stato sovrano: l’Ucraina. Lo Stato aggressore è la Russia governata in maniera autoritaria e dispotica da Vladimir Putin, uomo formatosi nel KGB sovietico e scelto come nuovo leader per governare la Russia, dopo la caduta dell’URSS, da Boris Eltsin[1].

Ancora una volta l’opinione pubblica è attonita di fronte alle immagini strazianti di uomini, donne e bambini uccisi, alle case distrutte dai bombardamenti, alle fosse comuni colme di cadaveri di civili innocenti uccisi dopo avere subito torture. Ancora il lato oscuro dell’uomo diventa protagonista e fa strame di vite, di valori, di città, di traguardi culturali che sembravano non potere essere mai messi in dubbio. Ancora la barbarie si scatena, esonda e annichilisce le coscienze e obnubila le menti; ancora un despota opprime il suo popolo, aggredisce paesi indipendenti, minaccia di usare armi di sterminio di massa scatenando una nuova guerra mondiale, stavolta nucleare.

Dal 24 febbraio di questo 2022 l’Europa convive con il timore che le fiamme di un nuovo conflitto possano invaderla e dalla Russia viene la minaccia alla sua pacifica convivenza e alla sopravvivenza delle sue istituzioni democratiche. Con le sanzioni economiche varate da quasi tutti i Paesi della UE e con gli aiuti in armamenti inviati all’Ucraina, di fatto l’Occidente e la Nato sono in uno stato di guerra con la Russia.

Tante le analisi e i dibattiti su questo drammatico evento che ogni giorno entrano nelle nostre case attraverso la televisione o dalla rete Internet. Esperti in geopolitica, storici, giornalisti, scrittori, politici sottolineano il pericoloso innalzamento del livello dello scontro e le conseguenze economiche che ne sono derivate e che già attanagliano soprattutto paesi come l’Italia che dipendono dall’estero per i rifornimenti dell’energia indispensabile alla produzione industriale, all’erogazione dei servizi nelle strutture pubbliche fino alle case dei cittadini. Già la popolazione europea paga lo scotto di tali accadimenti: crescita dell’inflazione, recessione produttiva, una temuta stagflazione economica dalle conseguenze fortemente negative in termini di licenziamenti, chiusure di attività produttive e commerciali e, in considerazione del forte debito statale dell’Italia, gli esperti paventano anche la difficoltà per lo Stato di poter trovare risorse per il pagamento delle pensioni, una voce delle uscite sempre più alta in considerazione della diminuzione delle nascite, del restringimento del numero dei giovani inseriti nei settori produttivi e l’elevata percentuale di giovani laureati che lasciano l’Italia verso altri Paesi.

Ma perché la Russia costituisce ancora una minaccia per il mondo, dopo la fine della “guerra fredda”, dopo i tanti incontri tra i grandi della Terra per il raggiungimento di accordi volti alla riduzione degli armamenti nucleari (accordi START)[2]?

Certo qui non voglio sostituirmi a Lucio Caracciolo o a Diego Fabbri avventurandomi in avventate analisi sulla situazione geopolitica internazionale o sui possibili esiti militari tra i contendenti. Agli esperti lasciamo tali difficili diagnosi.

L’esperienza così cruenta di cui siamo testimoni fa riferimento al pericolo insito nelle posizioni ultra nazionalistiche, conservatrici e pregiudizialmente chiuse ai cambiamenti e al pluralismo democratico. Quando tali posizioni sono rappresentate in partiti politici i cui leader si ergono a difensori della patria, dei valori tradizionali, della “identità” culturale e religiosa allora il rischio dell’edificazione di un sistema totalitario diventa concreto. In Russia tale sistema esiste già e si è affermato perché quel popolo non ha fatto mai esperienza profonda e duratura di vita democratica, pluralista, dove viga la libertà personale declinabile in tutte le sue varie ipostasi. Una comunità sociale deprivata dei diritti naturali, per secoli, senza soluzione di continuità, diventa massa facilmente manovrabile, poiché essa resta immatura, infantile, e dunque succube all’autorità che anzi ammira, imita, venera.

È questa una società dove l’incubo diventa realtà, dove ciò che è irrazionale viene presentato come logico e naturale, dove la persecuzione e la repressione vengono giustificate perché presentate con fascinose menzogne. La Russia non è stata mai governata da sovrani illuminati ma da despoti che hanno mantenuto una società livellata in classi, ineguale, povera, ignorante, succube delle superstizioni e dunque facilmente manovrabile. Da Ivan IV il terribile agli zar della dinastia Romanov, fino a Nicola II; dalla rivoluzione bolscevica e alla nascita dell’URSS fino alla sua dissoluzione con la perestroika di Gorbaciov, dalla destituzione di quest’ultimo e all’avvento di Boris Eltsin e all’era di Vladimir Putin, il popolo russo è stato un gregge da guidare da “pastori” privi di riferimenti etici che non fosse la volontà di mantenersi al potere.

La letteratura russa, soprattutto con Dostoevskij, non poteva non rappresentare gli esiti di tale triste realtà, dando voce alla coscienza smarrita che cerca invano di afferrare la propria identità, in “Delitto e castigo”; nell’angoscia esistenziale dei fratelli Karamazov e nel celebre capitolo del “Grande inquisitore” dove il popolo a Cristo preferisce l’inquisitore da cui dipende totalmente come l’infante al padre. E si potrebbe citare Nabokov e il suo “Il Mastro e Margherita”, “Il processo” di Kafka e la letteratura distopica che mette a fuoco come la propaganda dello Stato totalitario mette in atto un vero e proprio ribaltamento della realtà al fine di un controllo maniacale del pensiero dei dominati. In “1984”[3] i motti per il popolo sono “La guerra è pace”, “L’ignoranza è forza”. E in “Fahrenheit 451”[4], di Ray Bradbury, leggere è considerato un reato e lo Stato provvede a bruciare i libri con i suoi reparti speciali. Su questo sito ci siamo occupati di Vasilj Grossmann con il suo splendido romanzo “Vita e destino” che tanta luce getta sui lager sovietici, sulle stanze della tortura contro gli oppositori nei palazzi della Lubjanka, dove si annullava ogni traccia di umanità e il male era l’unico protagonista.[5]

Infine segnalo il romanzo/saggio di Zoja Svetova, “Gli innocenti saranno colpevoli”, sottotitolo: “La giustizia ingiusta nella Russia di Putin”[6] sul sistema repressivo putiniano, e in particolare sul sistema giudiziario asservito al potere politico, strumento tra i più efficienti per tacitare ogni forma di opposizione, in cui è normale condannare gli innocenti dopo aver creato artatamente prove a carico, dove le sentenze sono già scritte prima ancora della messa sotto stato d’accusa. Scrive l’autrice: “chiunque di noi può essere arrestato, condannato e perire nelle carceri russe.”[7] Nel libro si citano i tanti oppositori, intellettuali, scienziati, giornalisti caduti nelle maglie della polizia politica di Putin e caduti senza ottenere giustizia. Tra queste vittime Anna Politkovskaja, e Natal’ja Estemirova che la mattina del 15 luglio 2009 fu rapita da ignoti e fucilata. Viveva a Groznyj in Cecenia, amica di Anna Politkovskaja e difenditrice dei diritti umani.

In una delle note al romanzo ho trovato una citazione tratta da Evgenij Schwarz, Il drago, (Einaudi, 1966, p.431) che riporto e con la quale chiudo queste mie riflessioni: “Gli abitanti della città non si lamentano del drago, perché ‘finchè lui è qui, nessun altro drago oserà toccarci’…Questi abitanti a forza di sottomettersi fisicamente e moralmente, sono diventati ‘anime senza braccia, anime senza gambe, anime sordomute, anime da guardia, anime da caccia, anime dannate, anime bacate, anime vendute, anime bruciate, anime morte.[8]


[1] Date importanti da ricordare: 8/12/1991: accordo dio Belaveza che sancì la fine dell’URSS e la nascita della Confederazione degli Stati Indipendenti (CSI); 21 settembre 1993: Eltsin sospende il Parlamento e annulla la Costituzione; 3 Ottobre 1993: scontri a Mosca tra manifestanti a favore del Parlamento e polizia e militari inviati da Eltsin (il Parlamento viene bombardato e gli arrestati passati per le armi).

[2] Ultimo trattato firmato è stato a Praga l’8 aprile 2010 tra Stati Uniti e Russia, firmatari il presidente Barak Obama per gli USA e Dmitrij Medvedev per la Russia.

[3] Pubblicato nel 1949 e scritto tra il 1914 e il 1915

[4] Pubblicato nel 1953

[5] Prima edizione 1991

[6] Zoja Svetova, “Gli innocenti saranno colpevoli”, Vremja 2011; edizione italiana: Lit edizioni, Roma 2022, pp. 265

[7] Ibidem, pag. 16. Il 14 dicembre 2015, Vladimir Putin ha firmato una legge che autorizza a non eseguire, in Russia, le decisioni emesse dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Nota n. 76 dell’op. cit.

[8] Ibidem, p.248


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