Alfio Pelleriti
Qualche anno fa durante una lezione di Storia un alunno mi chiese cosa pensassi delle proposte dei vari leader politici occupati, come oggi, in una campagna elettorale molto accesa. Tergiversai e non risposi poichè, stolto, pensavo che un docente non dovesse esprimere ai suoi studenti chiaramente le sue preferenze politiche. Tuttavia non era mia abitudine lasciare senza risposta le domande dei ragazzi e il giorno dopo così risposi:

Oh Italia, sì bella e perduta
Ai miei giovani studenti
che mi chiedono valenti
dove corre quest’Italia
che fu culla d’ardimento,
questa Patria di poeti,
che ti strugge, che t’ammalia,
io rispondo immantinente:
han già perso cuore e mente
i miei figli, i miei fratelli,
gli operai, gli animi belli.
Questa terra ch’era mia
d’un furbastro è in sua balìa,
Tutt’intorno c’è melassa,
tutti intenti a far grancassa
per difender l’orticello:
“il mio Ego, grande e bello!”.
Sull’altare non più eroi,
non poeti e nemmen santi,
ma rimangono per noi
solo i nani, che son tanti.
Stanno tutti sull’attenti
compiaciuti e sorridenti,
vanno fieri d’esser vili
e ironizzano sottili,
portavoce dei potenti,
servitori impenitenti,
sempre agli ordini piegati,
dal tiranno già comprati.