Ishiguro Kazuo, Non lasciarmi

di Alfio Pelleriti

Il romanzo, pubblicato in Italia nel 2006, si apre e si svolge per una buona metà della narrazione in un college, ad Hailsham, in Inghilterra, dove dalla prima infanzia fino all’adolescenza sono educati i protagonisti della storia Kathy, innanzitutto, la narratrice, la sua amica del cuore Kurth e Thommy che ne diventerà il fidanzato.

Gli insegnanti sono chiamati “tutori” e nella scuola vi sono diversi eventi di cui non si fornisce, almeno all’inizio, una esaustiva spiegazione: “Madame”, la direttrice, ritira quasi quotidianamente tutti i lavori creativi dei ragazzi per portarli in una stanza ed inserirli in una sua personale “galleria”. I lavori sono per lo più disegni realizzati con diverse tecniche e comunque lasciati alla libera fantasia degli autori. Un altro evento a cui tengono gli studenti è il giorno dei “baratti”, durante il quale si possono incamerare oggetti più o meno utili che ciascuno poi custodisce gelosamente.

Fin oltre la metà della narrazione ciò che domina è la descrizione di ambienti, di eventi, di sentimenti che attengono la vita comunitaria degli adolescenti e il lettore ha l’impressione di leggere un romanzo sulla psicologia dell’età evolutiva dall’infanzia fino alla giovinezza, con la tipica ricerca di una propria identità, con le crisi cui vanno incontro di solito i ragazzi in formazione, con i primi innamoramenti, con la gioia di trascorrere insieme il tempo libero dallo studio, con le piccole invidie e le gelosie che caratterizzano tali relazioni. Ciò che colpisce è la mancanza dei genitori e la presenza di una recinzione che delimita l’area della scuola e che è invalicabile per gli ospiti del college. Poco per volta, elemento dopo elemento, il lettore scopre di avere tra le mani un romanzo distopico, il genere letterario che non mira a prospettare un futuro migliore per l’umanità bensì si immagina che nella comunità umana siano passate delle scelte politiche che vanno oltre i valori per noi irrinunciabili dal punto di vista etico, sociale, sanitario, politico.

L’atmosfera è dunque quella euforica dei ragazzi e dei loro tratti personologici: ho appreso infatti del carattere equilibrato di Kathy e di quello un po’ scostante e irrequieto di Kurth e di quello irruento e un po’ sempliciotto di Thommy. Li ho seguiti negli anni della loro formazione per poi accompagnarli ad una fase successiva, quella dei “Cottages”, in cui gli ospiti sono ormai uomini e donne adulti e dove i nostri eroi hanno la consapevolezza di essere dei “prodotti di laboratorio”, dei donatori d’organi, creati su modelli di individui reali, i “possibili”, che Kurt in una delle uscite in città avrà modo di incontrare.

È a questo punto che mi sono chiesto, poiché la vicenda ancora mi rimaneva “distante, non pienamente coinvolgente, quale potesse essere la “cifra” del romanzo, poiché, come detto precedentemente, esso si potrebbe configurare come un romanzo sull’adolescenza anche se si presenta con i canoni del genere distopico; oppure si potrebbe aprire l’ipotesi del romanzo che affronta il problema della ricerca di una identità, tipico dell’età adolescenziale ma che determina pesantemente la vita adulta.

dal film “Non lasciarmi” tratto dal romanzo

Il ventesimo capitolo è quello della svolta, poiché, a mio parere, si disvela un possibile senso di tutto il racconto, la chiave per poter dare una spiegazione a tutta la vicenda che fino a quel momento era proceduta con un andamento pacato, quasi prevedibile. Era tuttavia tale semplicità degli accadimenti che creava un che di cupo, un’atmosfera grigia e triste che immetteva tensione, come nei più classici dei thriller o nei film straordinari del maestro del cinema Alfred Hitchcock.

Proprio per mantenere costante tale tensione narrativa, l’autore si avvale di diversi stilemi narrativi, che poi amalgama ed esprime con stile semplice ed elegante e anche quando i toni del racconto si fanno drammatici, egli riesce a mantenere una levità degna di un autentico fuoriclasse della letteratura. Secondo me, in Ishiguro Kazuo si può ritrovare lo stile proustiano nella cura delle descrizioni degli ambienti e dei personaggi, e di questi ne segue lo sviluppo delle caratteristiche psicologiche, le passioni, gli umori. Di Proust mutua i ritmi, procedendo senza fretta di giungere ai momenti focali, agli episodi topici. A lui non importa ciò che potrebbe pensare il lettore e si prende tutto il tempo necessario per non tralasciare nulla delle sue “creature”, siano esse “donatori”, “tutori”, “assistenti”, “possibili”.

A tratti, il romanzo sembra assumere le caratteristiche di una sceneggiatura di cui lo scrittore sa preparare sapientemente le scene madri delle sequenze principali per un possibile film. Ed infine procede come nel più classico romanzo del genere distopico, ove tutte le paure e le angosce che abitano i recessi più profondi del nostro subconscio, emergono e diventano realtà dentro cui i protagonisti sono solo esecutori passivi di un meccanismo oscuro potente, ineludibile.

Ishiguro Kazuo

Un altro dei temi affrontati, sottolineato anche dal titolo, è l’amore, inteso come forza che emerge in tutte le situazioni della vita, anche le più drammatiche e dolorose. Quando tutto sembra perduto può bastare uno sguardo, un sorriso, una stretta di mano, una parola dolce e magicamente tutto si attenua e rispuntano i colori.

È una storia fortemente drammatica quella dei protagonisti che sanno di non potere programmare il loro futuro poiché loro sono soltanto elementi di un programma, utili per un raggiungimento di un fine che non fa parte della loro vita. Sono dei cloni, semplicemente funzionali alla vita altrui. Eppure anche in loro c’è spazio per l’amore, per gli affetti profondi, per la gioia. È tale fondamentale elemento che rende triste e amara la vicenda.

Lo scrittore ha chiuso un cerchio perfetto, con quei particolari del racconto lasciati in sospeso, non definiti, per poi portarli nel finale ad occupare il loro posto, facendoli incastrare perfettamente come tessere di un mosaico. Non è semplice tecnica questa! E’ la capacità propria dei grandi narratori di sapere entrare nella psiche di ciascun personaggio, sentirne le pulsioni dominanti, viverne le passioni e le contraddizioni per poi spogliarsi di tali vesti ed entrare in un’altra personalità e in un’altra ancora. Insomma un vero scrittore, oltre alla genialità creativa, all’originalità espressiva, alla profonda sensibilità, deve anche essere un profondo conoscitore della psiche umana, della sua evoluzione e del suo adattamento ai canoni culturali della comunità d’appartenenza.

Così come per i poeti, anche per gli scrittori vale l’adagio di Alberto Moravia secondo cui di essi ne nascono solo due o tre in un secolo.


Una risposta a "Ishiguro Kazuo, Non lasciarmi"

  1. E’ avvolto fin dalle prime pagine in un fitto alone di mistero che aleggia per tutta la trama, il romanzo dello scrittore giapponese di nascita e inglese di adozione Kazuo Ishiguro ,vincitore del Premio Nobel per il precedente Quel che resta del giorno,che già in Salotto abbiamo avuto modo di leggere ed apprezzare anche in film.   Questo suo nuovo lavoro viene presentato in una dimensione distopica che lo rende pur nella sua originalità,  assolutamente poco appassionante e coinvolgente( ai miei occhi!) in quanto i protagonisti  rivivono nel passato,in flashback,   un’atmosfera  surreale di  situazioni e luoghi che li hanno interessati da giovanetti, adolescenti e adulti poi. Nessuna descrizione  aulica, lo stile è preciso, a volte duro, il linguaggio asciutto,drammatico da subito,tutto il romanzo non risponde alle mie aspettative,  non riesce a darmi la giusta carica emotiva, mentre l’altro altrettanto famoso di Orwel 1984, lo trovavo   particolarmente avvincente  con il suo Occhio del Grande Fratello sempre vigile e quasi precursore.  In questo lavoro vi leggo una diffusa  inquietudine in quanto i protagonisti sono  incapaci di vivere il presente ma non più  in grado di liberarsi del passato che  non riescono ad abbandonare.  Il motivo di tale dissonanza è  da ricercarsi nella solitudine in cui crescono e nella profonda consapevolezza della loro vita anomala. Dislocate nelle campagne  delle varie regioni inglesi,   antiche case signorili vengono adibite ad eleganti collegi. Si scopre pian piano che  non sono vere e proprie scuole  come potrebbero sembrare in apparenza ,  ma  ambigui  centri di formazione  di individui clonati per la donazione di organi,  donazioni che accettano  di fare periodicamente  quasi con rassegnazione fino ad un ciclo di quattro. Vivono  all’interno di queste strutture  dei ragazzi  senza famiglia e senza affetti, seguiti  severamente nella crescita  ed educati da tutori molto rigidi quasi robotizzati,  privi di qualsiasi forma di calore o sentimenti, che molto fanno per escluderli  ed isolarli dalla vita esterna.  In realtà  l’isolamento  dal mondo permette che tra di loro  si sviluppino simpatie e legami fortemente sentiti.
    Il pensiero che mi accompagna lungo tutta la lettura è lo sgomento e la perplessità: “facili” riserve di organi che sminuiscono  ed avviliscono il nobile valore delle donazioni trasformandole in banali pezzi di ricambio, mi lasciano solo sperare che questo non si concretizzi mai nella vita reale!

    In tutto il romanzo solo alcune righe mi hanno toccato il cuore, parlando dell’ amicizia che lega alcuni di loro e che riesce quasi loro malgrado a dare il giusto   conforto:”” vi era in quei momenti  un rispetto  assoluto, avremmo onorato la sacralità  delle confidenze e mai le avremmo usate  l’una contro l’altra.””Sviluppano affinità  ed intesa  i principali protagonisti  Tommy e Kathy i quali, scoprendosi reciprocamente innamorati, tacitamente  complici e solidali crescono con  la necessità , affidandosi al tempo che scorre inesorabile  e confidando in  un barlume di umanità  visto nello sguardo di un tutore che permette  loro di  sperare e quindi  realizzare  un sogno  , e poter
    affermare che senza l’amore  o una  forte e solida  amicizia l’individuo non può evolversi  e diventare persona . Tuttavia il corso delle loro vite è già segnato ed il  sogno non potrà avverarsi ,purtroppo ! Potente  e “forte come  la morte  è l’amore “recita il Cantico dei cantici, così   l’amicizia per accettare persone e vicende fuori da ogni logica comune .

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