Francesco Buzzurro in concerto all’Etna jazz club di Biancavilla

di Alfio Pelleriti

Si è esibito sabato 13 novembre presso l’Etna jazz club di Biancavilla diretto da Carmen Toscano, un musicista, un interprete geniale, capace di creare atmosfere magiche presentando brani tratti dai vari generi musicali. Un’esperienza unica ho vissuto, straordinaria e coinvolgente, assistendo all’esibizione del maestro Francesco Buzzurro, seguito da un nutrito numero di spettatori tra cui molti musicisti accorsi dai paesi del circondario e da Catania. Sarebbe riduttivo presentarlo come un chitarrista. No, non è un semplice chitarrista, intanto perché egli è riuscito ad “impadronirsi” dello strumento, ne conosce le difficoltà, le potenzialità espressive, i limiti, ma anche l’inesplorata possibilità creativa. L’esecuzione dei brani musicali che appartengono ai diversi generi, acquistano una loro personalità, un’originalità che ammalia, il cui focus è il colore caldo della tradizione mediterranea. 

Francesco Buzzurro

Generalmente si afferma per indicare la bravura tecnica di un musicista ch’egli è un “virtuoso”. E Buzzurro lo è, innegabilmente. Ma non basta, egli va oltre il virtuosismo, va oltre lo stesso strumento, perché non ho mai sentito ritmi, suoni, accompagnamento, cori e assoli eseguiti con un unico strumento e contemporaneamente. Insomma quella chitarra è stata “introiettata” dal musicista ed è come se costituisse parte di se stesso, è uno strumento che è stato addomesticato dal suo padrone che se ne serve per comunicare sentimenti ed emozioni attraverso esecuzioni di brani tratti dai grandi musicisti Jazz americani ed europei, dalla musica classica, dalla musica popolare.

La performance dell’artista, definito dal maestro Ennio Morricone il più grande chitarrista vivente, costituisce per chi vi assiste, una esperienza di vita che difficilmente può essere dimenticata, poiché essa si stratifica nella mente e nel cuore contribuendo ad assaporare la bellezza e il mistero della vita. Quindi non un semplice ascolto di un repertorio di un musicista tout court. No, è qualcosa di diverso, almeno per quello che ho vissuto nelle due ore del concerto.

I brani proposti sono stati di forte impatto emotivo e in particolare mi piace ricordare “Libertango” di Astor Piazzolla che non ha fatto rimpiangere la fisarmonica del musicista argentino poiché le sue mani, volteggiando sapientemente sulle corde della chitarra, hanno ricreato la stessa magia che riusciva a dare il suo compositore accompagnato dal pianoforte e dal flauto; “Song for Django”, stupenda sua composizione del 2006 dedicata a Reinhardt Django; una selezione dei brani più famosi dei Beatles che mi hanno riportato alla mia giovinezza; la struggente “Io so che ti amerò” di Vinicius De Moraes e un altrettanto struggente brano di Joseph Kosma, autore delle musiche del celebre “Les feuilles  mortes”.

Insomma, devo confessare che, assistendo alla performance di questo straordinario musicista, si è ripetuto in me ciò che mi succede quando mi trovo davanti ad un’opera d’arte pittorica o scultorea o architettonica o drammaturgica o letteraria: mi sono sentito riconciliato con l’uomo; ho riacquistato fiducia in lui, nella sua forza creativa, nella sua capacità di percorrere strade nuove che conducono alla visione dell’Essere. (la musica in tale ricerca ha una posizione privilegiata, sosteneva già Friedrich Nietzsche).    

Grazie a Carmen Toscano ho dunque vissuto, in un tempo sospeso, un viaggio che mi ha condotto a visioni estatiche del mio passato, ad esperienze empatiche con il bello e con il Vero, così come avviene quando leggi i versi di Quasimodo, di Montale o di Pasolini. Penso che anche Francesco Buzzurro sia un poeta che riesce a portarti, con la sua genialità e la sua rara abilità, ad un passo dalla sublimità.
Sulle note di “Orfeo negro” ho chiuso gli occhi e quel cader di note mi ha riportato ai miei vent’anni e ai miei innamoramenti giovanili. Questo commento alla splendida serata trascorsa all’Etna jazz club sarebbe tuttavia incompleto se non esprimessi il mio giudizio positivo anche sull’accompagnatore/manager dell’artista, Alfredo Lo Faro, i cui interventi hanno superato i canoni classici del presentatore azzimato e affettato, scontato nell’uso di una retorica esondante, dai sorrisi ammiccanti per blandire il pubblico e prepararlo all’applauso. Lo Faro ha assolto il compito di presentatore dell’artista con leggerezza, raccontando aneddoti ed esperienze vissute insieme a lui, intervenendo per spiegare, contestualizzare e far conoscere l’aspetto umano dell’artista oltre che il suo valore riconosciuto internazionalmente. Nei suoi interventi ha usato anche le iperboli ma con un tono ironico e autoironico, con levità, come sa fare un siciliano che rifugge in genere dalle posizioni radicali preferendo un sano relativismo e un saggio atteggiamento di umiltà.


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