di Alfio Pelleriti
Nel primo numero della rivista “Piazza Grande” pubblicato nel dicembre 2018 e dedicato alla “Democrazia e ai suoi nemici”, tra gli altri articoli (tutti interessanti, da rileggere su questo sito) quello di Agata Salamone, “L’età dell’incompetenza e i rischi della democrazia” – davvero splendido per profondità d’analisi e per chiarezza – si distingueva per avere indicato con capacità profetica quanto sarebbe accaduto da lì a qualche anno. Del resto gli osservatori politici più avveduti, gli intellettuali più acuti e onesti avevano già affermato che nelle profondità carsiche si muovevano forze oscurantiste e antidemocratiche che aspettavano di sferrare i propri attacchi all’assetto democratico avvalendosi della moderna comunicazione dei social network.

Scriveva Agata: “Una miscela tossica sta avvelenando il mondo… Una miscela fatta di antirazionalismo, ignoranza, disimpegno, individualismo, violenza, sopraffazione, illegalità. Essa minaccia la civiltà occidentale che ha nella democrazia e nella elencazione dei diritti/doveri del cittadino la sua sola ragione distintiva che la rende preferibile. La democrazia non è uno stato di fatto, come un paradiso (o un inferno) di uguali sotto un’unica e mostruosa autorità della legge. Così ci possiamo riferire al fascismo e al comunismo, identici sistemi che toglievano alle persone l’identità di persone e ne facevano sudditi equivalenti. Democrazia è un progetto, sempre da realizzare, che strutturalmente rende possibile l’impossibile decretando la legge del dialogo e del confronto, rimuovendo gli ostacoli alla partecipazione e affermando il principio e il valore della competenza e su quella base distinguendo i ruoli istituzionali. Spinoza scriveva: ‘la cosa eccellente deve essere molto difficile’. E la democrazia lo è. Difficile ed eccellente. … aveva ragione Socrate, il male si fa per ignoranza. A volerlo vincere si devono affilare le armi della cultura, del realismo, dell’intelligenza del sentimento.”
Alla luce di quanto sta avvenendo in Italia e nel mondo bisognerebbe riprenderlo il tema dell’attacco alla democrazia e delle possibili contromisure da adottare per bloccare l’azione dei suoi nemici, oggi ancora più pericolosi di ieri, poiché si avvalgono di camuffamenti, di menzogne costruite ad arte, di doppie o triple verità, di strategie tendenti all’eliminazione del “nemico” ma avendo apparentemente rispetto dell’avversario, accettando di confrontarsi con lui, ma in realtà in maniera falsa e ipocrita.

Succede, in questo nostro tempo, che tutto ciò che veniva definito come sostanza fondamentale del vivere civile, inderogabile e indiscutibile, subisce duri colpi soprattutto da chi dovrebbe custodirla e difenderla. Parlo della “legge”, del diritto costituzionale che sancisce diritti e doveri per tutti i cittadini, cioè di tutte le regole che sovrintendono alla vita sociale di una comunità. La legge dello Stato sulla cui maestà tutti dovrebbero avere una voce univoca, a prescindere dalle personali opinioni, convinzioni ideologiche, politiche. Gli Stati democratici contemplano di manifestare il dissenso nei confronti delle autorità preposte a governare un territorio, da quello locale a quello regionale o nazionale, ma nei limiti e nel rispetto delle regole democratiche; ognuno è libero, da solo o in gruppo, di impegnarsi ed organizzarsi in vista di una gestione politica del Paese che conduca all’esercizio del potere legislativo ed esecutivo ma comunque nel rispetto della Carta costituzionale.
Succede invece che tali elementari ma fondamentali principi vengano negati nella prassi quotidiana dei vari soggetti sociali o politici. Abbiamo visto ad esempio un ministro che anziché tutelare l’incolumità di centinaia di naufraghi salvati in mare da navi delle organizzazioni umanitarie o della nostra Marina, si è opposto al loro sbarco in un porto italiano e dunque sono stati tenuti per settimane a bordo; succede che la vergogna della evasione fiscale, che si misura in più di cento miliardi di euro ogni anno, continua a persistere nonostante le dichiarazioni di volerla combattere. I leader della Destra, non perdono occasione per tuonare contro lo Stato vessatore della libera intrapresa economica, strizzando l’occhio a categorie economiche che, dalla attività investigativa delle forze dell’ordine, risultano tra i maggiori evasori. I governi di Centrodestra si sono distinti per avere varato provvedimenti di condono di cartelle esattoriali inevase, di capitali finanziari portati illegalmente all’estero, di mancato avallo di direttive europee miranti a perseguire reati fiscali; di condoni “tombali” su costruzioni abusive.

Si tollera l’azione propagandistica di organizzazioni dichiaratamente fasciste che cercano di infiltrarsi in manifestazioni di piazza che sfociano poi in atti di violenza contro giornalisti o contro sedi di partito o di sindacati, come l’assalto alla sede nazionale della CGIL di Roma.
Segretari di partiti, deputati e senatori avallano prese di posizione antiscientifiche dei “No vax” contro i vaccini anti Covid e il green pass giustificando comportamenti violenti e muovendo quotidianamente critiche velenose ora contro il ministro della Sanità, ora contro gli epidemiologi e gli esperti del Comitato tecnico e scientifico che coordina e supporta l’operato del governo e che sta permettendo di salvarci da un’epidemia che ha causato in Italia più di 130.000 morti e conseguenze disastrose per l’economia. Opinionisti televisivi, insieme a qualche intellettuale che non può fare a meno di apparire “splendidamente” originale, giornalisti schierati ideologicamente, tuonano contro le misure prese dal governo in materia sanitaria pur avendo dato esse risultati estremamente positivi bloccando i contagi e i ricoveri ospedalieri e consentendo una netta ripresa economica. Questi comunicatori “eroici” che non si vogliono unire al coro degli scienziati e delle persone di buon senso (Carlo Freccero, Gian Luigi Paragone, l’attore Enrico Montesano, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, il filosofo Massimo Cacciari e altri) avallano colpevolmente l’azione di una minoranza ignorante ma agguerrita, supponente e pervicace che organizza cortei denunziando fantasiose “dittature sanitarie” e gridando “libertà, libertà!” senza avere minimamente idea sui rimandi storici e culturali che racchiude tale parola.
È chiaro, del resto, che l’avvento della comunicazione online abbia sdoganato qualsiasi idiozia o furberia di farabutti che cercano guadagni facili sfruttando i pregiudizi, le paure e l’ignoranza di coloro che finalmente si sentono forti perché possono pubblicare qualsiasi corbelleria sui social network. È evidente ormai che la facilità con cui è possibile condizionare l’opinione pubblica ha posto un problema non più procrastinabile: come arginare il pericolo per la tenuta dell’assetto democratico. E’ un problema sociale che chiama in causa la dimensione etica oltre che morale di chi occupa un ruolo istituzionale o partecipa a eventi pubblici legati allo spettacolo, allo sport, all’informazione. Costoro si assumono una responsabilità fondamentale quando scelgono di fomentare la barbarie che sta invadendo la nostra società, poiché contribuiscono a consolidare la confusione mentale di tante persone che credono al vicino di casa o all’imbonitore tanto simpatico che appare con i suoi tutorial su Internet o nel salotto televisivo o in certi giornali con le verità precostituite.

Gli individui meno istruiti e limitati culturalmente hanno dismesso l’abito della semplicità e dell’umiltà divenendo arroganti, supponenti; non hanno più quel pudore che li spingeva a tenersi un passo indietro di fronte alle analisi della scienza. Molti rappresentanti della ormai “ottocentesca” classe operaia, punta di diamante del “proletariato” sfruttato, offeso e vilipeso, sono passati sul fronte della numerosa massa acefala del “sottoproletariato”, pronto ancora a riempire le piazze e ad acclamare in “folle oceaniche” un nuovo cesare o il Masaniello di turno.
Medici, filosofi, storici, antropologi, astrofisici, teologi, biologi faticano a far passare le loro proposizioni, i risultati delle loro ricerche presentati in convegni internazionali o in libri pubblicati e tradotti in più lingue. I “leoni della tastiera” li attaccano a muso duro con i loro “me ne frego!”; asseriscono le loro sciocchezze con toni inconfutabili, cogenti; smentiscono chiunque “a prescindere”; convocano sit-in, organizzano cortei, fanno circolare le loro “verità” sull’attentato alle torri gemelle, sulla “vera” causa della epidemia da Covid-19 (piano delle case farmaceutiche per aumentare i propri profitti), sulla vera conformazione della Terra (sarebbe per alcuni piatta, per altri cava), sullo sbarco sulla Luna (mai avvenuto), sulle scie chimiche lasciate dagli aerei supersonici piene zeppe di agenti chimici o biologici allo scopo di fare ammalare le persone (tali “bufale” hanno trovato eco in accalorate interrogazioni parlamentari di onorevoli sensibili alla tutela della salute del popolo).

Agata chiudeva il suo articolo con un accalorato appello alla riscoperta della tensione propria dell’Illuminismo, al “Sapere aude!”, cioè dell’indispensabile apporto del sapere, del ruolo fondamentale dell’istruzione perché una comunità e l’intera umanità possano affrontare il futuro coniugando il progresso con la salvaguardia dell’ambiente naturale, garantendo alle nuove generazioni un mondo in cui prevalga la pace e la coesistenza di diverse culture, e in cui la casualità della nascita in un luogo piuttosto che in un altro non sia la variabile fondamentale che determini la povertà o la ricchezza, una speranza di vita lunga o la morte per denutrizione, la libertà di decidere della propria vita o la soggezione al capo tribù o al padre padrone.