di Alfio Pelleriti
Pubblicato esattamente un anno fa, il 3 settembre del 2020, per Feltrinelli, questo breve saggio di Gianrico Carofiglio è consigliabile leggerlo tenendo in mano una penna rossa, in modo da poter sottolineare i tanti passaggi in cui si mettono in evidenza caratteristiche della natura umana che entrano in gioco nella vita di ogni giorno condizionando fortemente le relazioni e quindi la qualità della società.
L’autore, col consueto garbo stilistico procede ad un’analisi della logica sottostante alle affermazioni apodittiche dettate da atteggiamenti di chiusura nei confronti di chi esprime un’opinione diversa o di chi ha fatto scelte di vita da tanti giudicate pregiudizialmente sbagliate, nocive, cause di pericoli per la sicurezza individuale e comunitaria.

Carofiglio mette in risalto il ruolo della paura per il “diverso” che genera poi odio nei suoi confronti e per chi lo tollera, ma soprattutto conduce un’analisi attenta e approfondita sulla costruzione dei messaggi della comunicazione nei social o nei dibattiti televisivi o anche nelle aule parlamentari, le quali non poggiano sulla veridicità di prove precedentemente accertate, ma su tranelli logici, menzogne o sottili ambiguità. Le indica “fallacie” l’autore e ne esamina le modalità d’uso e i rischi insiti in tali argomenti, privi di fondamento ma spacciati per verità, come avviene nel caso di chi sostiene che i vaccini inducono gravi malattie o dei complotti che potentati economici organizzano per lucrare grandi profitti o di chi diffonde teorie bislacche come i terrapiattisti, o i sostenitori di cure contro il cancro con dosi notevoli di bicarbonato o ancora di chi pensa che i virus siano sparsi con le scie lasciate da aerei supersonici per ammorbare interi territori per ricavare enormi guadagni nel settore medico e farmacologico.
La gentilezza e il coraggio sono la soluzione e l’antidoto al fascismo che è dentro ognuno di noi e che nutre il desiderio di esercitare sugli altri un potere prevaricatore, autoritario e ottuso, godendo nel sottomettere o distruggere l’altro. “La pratica della gentilezza è una scelta, e per esercitarla ci vuole coraggio. Perché la gentilezza è ben altra cosa dalla cortesia, dalle buone maniere, dal garbo o dalla gradevolezza. La natura della gentilezza autentica emerge quando per praticarla dobbiamo superare la paura, vincere la rabbia, a volte superare la disperazione, dare senso. Essere umani.
Parafrasando la celebre battuta di un altrettanto celebre e amatissimo film: noi non ci comportiamo con gentilezza e con coraggio perché è una cosa carina. Ci comportiamo con gentilezza e con coraggio perché siamo membri della razza umana.” (pag. 114)