di Alfio Pelleriti
Senza dubbio Conrad è un grande scrittore e uno splendido narratore. Ti prende per mano e ti guida nei luoghi in cui si svolgono le vicende. Charles Marlow è il protagonista di “Cuore di tenebra” e racconta ad amici il suo avventuroso viaggio che lo porta a risalire il fiume Congo alla ricerca del signor Kurtz, incaricato di tenere il lucroso commercio di avorio. Quest’ultimo si rivela un personaggio determinato, feroce, violento e privo di scrupoli, il quale aveva soggiogato gli indigeni, a loro volta presentati come primitivi. Marlow ha il compito di catturare Kurtz e riportarlo in Inghilterra, ma questi, essendo malato ed aggravatosi durante il viaggio, muore.

Rientrato a Bruxelles incontra la donna di Kurtz che ignora la vera natura dell’uomo e dunque lo piange come un uomo probo e buono e Marlow le lascia quella convinzione non rivelandole la vera natura malvagia del marito.
Al racconto di Conrad si ispirerà il film “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola, ambientato in Vietnam al tempo della guerra combattuta dagli USA contro i nord vietnamiti e i vietcong. Nel film di Coppola domina la stessa atmosfera cupa del romanzo e Kurtz non è un commerciante ma un ex colonnello dei marines, interpretato da un perfetto Marlon Brando, che sottomette gli indigeni con la sua spietatezza facendosi adorare come una divinità.
Kurtz, protagonista negativo del breve romanzo, è un avventuriero privo di principi morali, e sembra il campione di tutte le scelte negative che un uomo possa fare, con azioni rivolte sempre verso il male. E di tanto in tanto lo scrittore inserisce delle veloci descrizioni dei comportamenti amorali di Mister Kurtz o del suo fuochista, un africano che sopravvive mangiando carne ammalorata di ippopotamo.
Tuttavia il lettore rimane un po’ deluso, perché vorrebbe che si approfondisse tale argomento; vorrebbe che si scandagliasse fino in fondo il “cuore di tenebra” di Kurtz, il trafficante bianco d’avorio che non prova alcun moto di pietà né avverte nessuna contraddizione con la sua coscienza di cristiano, nessun rimorso nel rapinare, uccidere e considerare meno che bestie uomini dal colore della pelle scura e con usi e costumi diversi dai suoi.
È un tema straordinariamente importante che potrebbe aprire orizzonti vasti portando il lettore a porsi delle domande sul ruolo dell’Europa nel determinare il mancato sviluppo di un intero continente, l’Africa, e quindi la sua povertà diventata endemica, sulla sua assoluta dipendenza economica dall’Occidente, sullo sfruttamento delle sue immense risorse naturali in cambio di “briciole” che ricadono nelle mani di governanti corrotti.
Ma soprattutto si potrebbero innescare riflessioni su una visione nichilistica dell’uomo e su quella che Nietzsche definisce una fase storica in cui vige una “volontà di potenza” che sovrasta l’uomo, diventato succube di un “eterno ritorno dell’uguale”, per cui cadono le speranze di superare lo stato di dolore e di infelicità terrene approdando, dopo la morte, in una dimensione ultraterrena finalmente serena e felice, tutto invece si ripeterà, eternamente, e gli oppressi e gli sfruttati continueranno ad esserlo poichè il dominio del male domina ineluttabilmente. È il mondo disperante in cui “Dio è morto”, cioè un tempo in cui tutti i valori di riferimento della cultura occidentale, affermatisi da Socrate in poi, sono entrati in crisi, un mondo in cui può giocare un ruolo attivo solo l’uomo capace di andare “oltre” la sua natura, un “superuomo” che non si illude, che accetta la realtà dell’”eterno ritorno”, che va incontro con coraggio al suo destino (“amor fati”) e che ha scelto di vivere senza l’illusione che dà la religione e il cristianesimo in particolare, avendo come unico principio nelle scelte quello di porsi “al di là del bene e del male”.
Ma Conrad accenna a siffatti temi, che baluginano soltanto sullo sfondo di una notte buia, anche se, quando decide di fissare l’attenzione sul suo protagonista, inevitabilmente il pensiero corre a Raskolnikov, indimenticabile eroe negativo di “Delitto e castigo”.
“Oh, sì, io l’ho sentito. ‘La mia fidanzata, il mio avorio, la mia stazione, il mio fiume, il mio…’; tutto gli apparteneva. Mi faceva tenere col fiato sospeso aspettando di udire la terra selvaggia scoppiare in una enorme risata che avrebbe scosso le stelle fisse nelle loro costellazioni… egli aveva occupato un alto seggio fra i demoni di quella terra.”
Conrad è comunque un narratore che ama il racconto avventuroso, denso di puntuali e ricche descrizioni di ambienti, interrotte da qualche vorticosa azione e da inevitabili pennellate di dialoghi dei personaggi. E dunque sembra, a volte, un diario di bordo più che un romanzo di introspezione o filosofico, così come viene avventatamente presentato quando lo si annovera tra i classici della letteratura mondiale.
Il finale è tragico ma esemplare nell’uso dell’antifrasi. Kurtz è morto e a vegliarlo resta Marlow e la vedova che lo piange tessendone pregi e “virtù”. Marlow non osa smentirla, l’asseconda invece, ma ogni volta che usa parole d’encomio per quell’uomo avido e senza remore morali, gli sembra che precipiti nel buio fitto del peccato, lì dove era precipitato in vita e in morte quell’individuo paladino del male. Quel dialogo assurdo che offendeva la realtà e la storia era come una finestra sulla tenebra, dimensione del reale che opera accanto alla luce e alla verità, al giusto e al bello.
“Alzai la testa. Il mare aperto era sbarrato da un nero banco di nubi, e la tranquilla via d’acqua che porta agli estremi confini della terra scorreva tetra sotto un cielo plumbeo; sembrava condurre nel cuore di un’immensa tenebra.”

Avrei voluto, in definitiva, che tale interessante tema, la vicinanza del male o il viaggio nell’interiorità dell’uomo, fosse non solo accennato ma analizzato a fondo, partecipando ad una ricerca sempre aperta che mai potrà concludersi ma a cui ogni artista è chiamato a dare il suo contributo senza bruciare o vanificare i propri talenti. Ma forse si chiede troppo, anzi l’impossibile: che Conrad si trasformi in Dostoevskij!
Breve biografia
Joseph Conrad nacque il 3 dicembre del 1857 a Berdyciv, in Polonia e all’età di undici anni, avendo perso entrambi i genitori, fu adattato dallo zio che si preoccupò della sua istruzione affidandolo ad un precettore privato.
Fin da giovane manifestò una grande passione per il mare, a cui poté dar seguito intraprendendo alcuni viaggi alquanto avventurosi (fu coinvolto nel commercio di armi e in sollevazioni politiche). In seguito intraprese altri viaggi per la marina mercantile britannica che gli permisero di visitare il sudest asiatico e soprattutto di conoscere ed imparare bene la lingua inglese. Nel 1889 ebbe l’occasione di visitare l’Africa raggiungendo il Congo nella qualità di capitano di vascello. Durante il viaggio conobbe i gravi problemi cui era soggetta quella terra aggravati soprattutto dall’imperialismo europeo.
Tali esperienze inserirà nel suo capolavoro “Cuore di tenebra” dove emergeranno atmosfere cupe e una visione del mondo altrettanto pessimistica sulla natura umana che piega spesso alla malvagità.
Ritiratosi con la moglie nei pressi di Londra, morì il 3 agosto 1924.