L’assalto dell’orda barbarica al tempio della democrazia

di Alfio Pelleriti

Nel desiderio irrefrenabile del ritorno alla normalità rubata dal Covid 19, l’anno 2021, è stato salutato, negli ultimi giorni dell’infausto 2020, come l’inizio della speranza, della serenità, della gioia, della felicità perfino. Ebbene, giusto al sesto giorno del 2021, nel giorno dell’Epifania, a Washington, è stato barbaramente violato il tempio della democrazia, il Campidoglio, la sede del Congresso americano, la casa dei Padri della patria dell’America cui da sempre hanno guardato coloro che si nutrono di alte, imperiture idealità. Orde squadristiche armate di coltelli, pistole automatiche, a caccia di “antiamericani”, di “antipatriottici”, di “comunisti disfattisti” lo hanno invaso oltraggiando il simbolo della civiltà del diritto e della democrazia.

Ciò che non avrebbero potuto compiere terroristi di ogni tipo e provenienza, o sofisticate menti di servizi segreti stranieri o pazzi criminali come Joker nella Gotham City di Batman, lo hanno messo in pratica americani bianchi di sicura stirpe anglosassone, sventolando la bandiera a stelle e strisce o quella rosso e blu degli stati confederati del Sud o quella delle tre K con grafica nazista e richiamo chiaro al Ku Klux Klan.

E mentre questi eroici patrioti, sparavano, bastonavano, imbrattavano, danzavano sugli scranni di deputati e senatori eletti dal popolo, guidati da un pazzoide vestito da “sciamano”, gridavano che stavano difendendo la patria, la nazione, così come i fascisti nel 1926, all’interno della camera dei deputati, gridavano a coloro che erano stati liberamenti eletti mentre li picchiavano che il fascismo e il loro duce non si criticavano.

I nuovi barbari erano stati aizzati non da un capo di una setta o da un leader venuto allo scoperto dopo essere stato nascosto in un antro di chissà quale interno pianoro dei Monti Appalachi, ma dal presidente in carica, da quel Donald Trump osannato dai leader populisti, compresi Salvini e Meloni, che adesso vorrebbero girare la frittata ergendosi a difensori della democrazia.

Questi sono i risultati della propaganda ottusa, martellante, bugiarda di chi semina odio, di chi soffia sul fuoco degli istinti più violenti, di chi si rivolge alle teste calde che aborrono il pensiero e amano invece menar le mani, colpendo i “nemici interni”.

A costoro non interessano i ragionamenti, le analisi sottili e profonde. Essi vogliono l’azione, quella che mira alla carne del nemico e lo abbatte. Il loro Presidente, nel corso del suo mandato e soprattutto dopo la sconfitta elettorale, (che non vuole ammettere nonostante l’evidenza), glieli ha indicati i nemici e ieri, dopo averli blanditi durante un farneticante comizio, ha mostrato loro l’obiettivo da colpire, venendo meno al giuramento di difendere sempre e comunque le istituzioni e i valori della Carta costituzionale.

Le immagini che sono passate sugli schermi di tutto il mondo hanno consentito finalmente di gettare luce su questo personaggio un po’ guascone, un po’istrione, giudicato da psichiatri e psicologi un “narcisista maligno”, assetato di potere fino all’uso sfrontato della menzogna, ed è proprio quest’uomo che ha governato il Paese più potente, moderno, ricco del mondo. Lui, il presidente degli Stati Uniti d’America, ha strizzato l’occhio ai razzisti, ai cosiddetti complottisti, ai suprematisti bianchi, ai negazionisti del Covid, ai neonazisti, agli odiatori seriali dei social media, pur di guadagnare consensi.

Tutti noi, oltre naturalmente agli americani, dovremmo aver imparato una lezione dalle dolorose immagini della democrazia ferita e vilipesa. Tutti dovremmo essere più attenti quando parliamo di problemi che attengono la politica, l’economia, i problemi sociali e riflettere, mettendoci nei panni altrui, non prendendo per buone tutte le affermazioni più originali e ammalianti, solo perché comunicate da un personaggio della politica o dai blogger, o dagli influencer più seguiti sulla rete ai quali si crede solo perché è la loro opinione, da anteporre a quella dei politologi, degli scienziati, degli storici, dei filosofi o dei teologi.

In parole semplici, dovremmo avere più rispetto del sapere, della cultura, del mondo accademico. Dovremmo leggere libri oltre che navigare su Internet; dovremmo abituarci a controllare le affermazioni di capipopolo bugiardi e giornalisti pennivendoli, senza prendere nulla per certo solo perché “l’ha detto lui!”.

Dovremmo insomma avere maggiore rispetto per noi stessi. Ognuno di noi conta perché è una persona capace di pensare, valutare, giudicare, scegliere tra tante opzioni; ognuno di noi ha un senso estetico che può essere affinato con lo studio, con l’ascolto, con i viaggi; ognuno di noi può gioire scoprendo il valore della solidarietà e della compassione; e ognuno di noi può amare in maniera altruistica, dimenticando se stesso e donandosi agli altri, perché ha un’anima, una sua unica spiritualità che può scomparire nel tempo o può accrescersi a seconda che facciamo entrare o no Dio nella nostra vita. Allora non ci sarà nessun Trump o Bolsonaro o Putin o altri piccoli dittatori che potranno condizionare la nostra unica meravigliosa vita.


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