
di Alfio Pelleriti
Isabella è la protagonista di questo romanzo, opera prima di Anna Distefano che rivela, fin dalle prime pagine, un talento innato, naturale, per la narrazione, che comunica in una forma chiara, fluente, elegante, che ricorda, a tratti, la prosa verghiana: nell’uso del lessico e nella costruzione sintattica scarna, non complicata da periodi ipotattici, ma soprattutto per la cura delle descrizioni degli ambienti a lei noti e cari, sentiti come sanno sentire le donne che provano sentimenti forti e profondi.
La stessa caratteristica empatica che l’autrice profonde per la “sua” Montagna, per il suo cielo stellato o per la sua Luna, a cui Isabella chiede leopardianamente di capirla e di soccorrerla, emerge nella vicinanza alla protagonista, seguita da vicino da un accadimento all’altro, facendone emergere la forza della donna guerriera, dell’eroina tragica che subisce e arretra conservando pervicacemente i suoi valori etici, la sua dignità umana, come se a muoverci ci trovassimo nella Magna Grecia del V secolo a.C. e non negli anni 20/30 del Novecento.
Isabella è una donna forte, che affronta con coraggio i pregiudizi di una società maschilista e socialmente chiusa alle classi povere, costrette a lottare per poter avere il minimo per la sopravvivenza. Una società siciliana ancora arcaica, dunque, dove una donna sola e con un figlio avuto fuori dal matrimonio non poteva non soffrire degli ostacoli che tutto e tutti le avrebbero frapposto. Ma insieme alla tenacia, Isabella ha anche dalla sua parte la capacità di amare, di sentire profondamente la bellezza unica della sua terra con la quale ha un rapporto istintivo, simbiotico e dal quale trae forza ed energia. Lei riesce a tenere vivo un amore impossibile con Giovannino, dal quale lo separa tutto ma il sentimento dolce, caldo, impetuoso, a tratti straziante, riuscirà a trasformarsi un’arma imbattibile contro ogni difficoltà.
Mi pare che l’autrice senta molto la necessità di stare con la sua eroina, di non abbandonarla al suo destino, di descriverne pensieri e sussulti, paure e speranze, momenti esaltanti e cadute rovinose, correndo il rischio di lasciare sfumare i contorni. Ma immagino che questa sia un’operazione voluta e cercata dalla scrittrice così come l’amante dello scatto desidera fermare il soggetto messo a fuoco, e solo quello. Così apre tutto il diaframma, sceglie un tempo di apertura corto, giusto perché la luce non invada troppo con la sua forza, ottenendo così un’immagine chiara del soggetto e intorno tutto il resto è sfocato, avvolto da un velo che scolora, divenendo solo bianco, lì nei bordi dell’immagine.
Anna Distefano ha scritto la storia di un amore sincero, candido che come tale non ha confini di spazio o di tempo, appartiene agli uomini da sempre, dunque universale. L’amore di Isabella e Giovannino trova posto e ragion d’essere anche e soprattutto nel nostro presente storico, a ricordare all’uomo del XXI secolo, spesso uso alla pratica dell’arrivismo, del materialismo e dell’individualismo più gretto che esiste la scelta delle idealità e del Bene.
Ringrazio il Prof. Alfio Pelleriti, carissimo amico e stimato Docente, per questa bellissima recensione di cui mi ha voluta omaggiare. Se oggi mi ritrovo qui a leggere queste parole dedicate al mio libro, in parte lo devo a lui. Mi ha incoraggiata, credendo nella mia scrittura e spronadomi (già da diversi anni) a portare avanti questa mia passione che tenevo chiusa in un cassetto… forse per il timore di non esserne all’altezza, forse per la paura di non essere in grado di saper costruire un lavoro più importante, quale è la stesura di un libro. Con immensa gratitudine e altrettanto affetto le devo il mio GRAZIE di cuore.
Anna Distefano
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