Il tempo migliore della nostra vita

Caro professor Scurati,

ho appena finito di leggere “Il tempo migliore della nostra vita”. L’ho apprezzato molto per l’eleganza e la levità della scrittura che in certi passaggi si innalza fino alle vette della poesia. E ancora ho apprezzato l’originalità della struttura narrativa che mi rassomiglia a quella della sceneggiatura per un film che vuole dallo spettatore attenzione costante e vigile memoria così da mettere ogni singola sequenza accanto a quella giusta, lasciata prima in sospeso, per chiudere poi il mosaico in un finale dove chi narra usa la prima persona confidando al lettore, come ad un fidato amico, quale sentimento forte ha dovuto frenare e sapientemente gestire senza farlo esondare.

Le biografie si inseguono, si muovono sullo stesso proscenio “protagonisti” e “uomini” e la storia tragica del Novecento è lo sfondo per presentare ricordi, racconti, riflessioni che tengono unite esperienze eroiche, come quelle di Leone Ginzburg e dei suoi compagni di lotta, con la cronaca del tempo presente, legate le une e le altre da considerazioni sull’Umanità che commuovono e insieme accendono il pensiero di chi legge, il quale va veloce a cercare nel suo vissuto e nelle sue conoscenze agganci, comparazioni, convinzioni. Così il lettore trasforma se stesso e il suo Io non essendo più quello di prima e anche il libro che ha in mano assume significati nuovi dopo l’ennesima interpretazione, fornendo ulteriore prova all’assunto di George Gadamer sulla “circolarità ermeneutica” che sicuramente entra in ballo con i grandi autori.

Grazie, caro professore, per avermi fatto emozionare fino alle lacrime, copiose leggendo la lettera di commiato di Leone Ginzburg alla moglie e le pagine seguenti del suo commento che ha notevole valenza filosofica, di quella filosofia che non ha toni apodittici ma che sa scendere in basso, con umiltà, fino ad abbracciare ogni uomo disponibile a cercare risposte alle contraddizioni di una realtà che si presenta sempre antitetica ma con un orizzonte splendidamente colorato con l’azzurro dei grandi valori universali che hanno ispirato e ispirano tanti uomini nella loro testarda ed eroica lotta per il trionfo del Bene.

Stupende le pagine dedicate a sua nonna Ida e a suo nonno Antonio. E’ stato facile per me entrare in sintonia con quelle atmosfere perché anch’io ho avuto un nonno testimone di fatti tragici del secolo passato: la vita in trincea durante il primo conflitto mondiale, il ventennio fascista, la vita grama del contadino degli anni ’50 in Sicilia. Anch’io amavo accompagnarmi con lui e le sue parole, che lui centellinava, erano per me splendide scoperte, verità ai miei numerosi “perché” d’infante.

Alfio Pelleriti


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