“FRATELLI TUTTI” – Diritti dei popoli

17/11/2020

Diritti dei popoli

  1. La certezza della destinazione comune dei beni della terra richiede oggi che essa sia applicata anche ai Paesi, ai loro territori e alle loro risorse. Se lo guardiamo non solo a partire
    dalla legittimità della proprietà privata e dei diritti dei cittadini di una determinata nazione, ma anche a partire dal primo principio della destinazione comune die beni, allora possiamo dire che ogni Paese è anche dello straniero, in quanto i beni di un territorio non devono essere negati a una persona bisognosa che provenga da un altro luogo. Infatti, come hanno insegnato i Vescovi degli Stati Uniti, vi sono diritti fondamentali che «precedono qualunque società perché derivano dalla dignità conferita ad ogni persona in quanto creata da Dio».[104]
  2. Ciò inoltre presuppone un altro modo di intendere le relazioni e l’interscambio tra i Paesi. Se ogni persona ha una dignità inalienabile, se ogni essere umano è mio fratello o mia sorella, e se veramente il mondo è di tutti, non importa se qualcuno è nato qui o se vive fuori dai confini del proprio Paese. Anche la mia Nazione è corresponsabile del suo sviluppo, benché possa adempiere questa responsabilità in diversi modi: accogliendolo generosamente quando ne abbia un bisogno inderogabile, promuovendolo nella sua stessa terra, non usufruendo né svuotando di
    risorse naturali Paesi interi favorendo sistemi corrotti che impediscono lo sviluppo degno dei popoli. Questo, che vale per le nazioni, si applica alle diverse regioni di ogni Paese, tra le quali si verificano spesso gravi sperequazioni. Ma l’incapacità di riconoscere l’uguale dignità umana a
    volte fa sì che le regioni più sviluppate di certi Paesi aspirino a liberarsi della “zavorra” delle regioni più povere per aumentare ancora di più il loro livello di consumo.
  3. Parliamo di una nuova rete nelle relazioni internazionali, perché non c’è modo di risolvere i gravi problemi del mondo ragionando solo in termini di aiuto reciproco tra individui o piccoli gruppi. Ricordiamo che «l’iniquità non colpisce solo gli individui, ma Paesi interi, e obbliga a pensare ad un’etica delle relazioni internazionali».[105] E la giustizia esige di riconoscere e rispettare non solo i diritti individuali, ma anche i diritti sociali e i diritti dei popoli.[106] Quanto stiamo affermando implica che si assicuri il «fondamentale diritto dei popoli alla sussistenza ed al progresso»,[107] che a volte risulta fortemente ostacolato dalla pressione derivante dal debito estero. Il pagamento del debito in molti casi non solo non favorisce lo sviluppo bensì lo limita e lo condiziona
    fortemente. Benché si mantenga il principio che ogni debito legittimamente contratto dev’essere saldato, il modo di adempiere questo dovere, che molti Paesi poveri hanno nei confronti dei Paesi ricchi, non deve portare a compromettere la loro sussistenza e la loro crescita.
  4. Senza dubbio, si tratta di un’altra logica. Se non ci si sforza di entrare in questa logica, le mie parole suoneranno come fantasie. Ma se si accetta il grande principio dei diritti che promanano dal solo fatto di possedere l’inalienabile dignità umana, è possibile accettare la sfida di sognare e
    pensare ad un’altra umanità. È possibile desiderare un pianeta che assicuri terra, casa e lavoro a tutti. Questa è la vera via della pace, e non la strategia stolta e miope di seminare timore e diffidenza nei confronti di minacce esterne. Perché la pace reale e duratura è possibile solo «a
    partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana».[108]

NOTE

[104] Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, Open wide our Hearts: The enduring Call to Love. A Pastoral Letter against Racism (Novembre 2018).
[105] Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 51: AAS 107 (2015), 867.
[106] Cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 6: AAS 101 (2009), 644.
[107] S. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus (1 maggio 1991), 35: AAS 83 (1991), 838.
[108] Discorso sulle armi nucleari, Nagasaki – Giappone (24 novembre 2019): L’Osservatore Romano, 25-26 novembre 2019, p. 6.


Una risposta a "“FRATELLI TUTTI” – Diritti dei popoli"

  1. Esplorare e rivisitare gli eventi storici che hanno determinato le modalità organizzative dei popoli oltre che il sistema di leggi e principi con i quali si sono garantiti e si garantiscono diritti e si sorveglia che tutti compiano i loro doveri civici, è fondamentale per la crescita culturale e spirituale degli individui e delle comunità nel loro insieme. Disaffezionarsi alla storia, alla conoscenza delle nostre radici, afferma papa Francesco, significa, soprattutto per i giovani, diventare individui svuotati di coscienza critica, veri e propri automi.
    So quanto sia vera e fondata la preoccupazione del Santo Padre perché sono stato docente di storia per quaranta anni. La “decostruzione” è in atto da anni in molte realtà scolastiche, dove la disciplina storica è diventata una materia secondaria, cui gli alunni non prestano attenzione poiché la percepiscono come un “sapere inutile”. E molti presidi ed insegnanti, purtroppo, non fanno nulla per invertire la tendenza verso tale svuotamento delle coscienze, verso tale azzeramento della dimensione spirituale. Sì, di spiritualità si deve parlare perché chi vive schiacciato solo nel suo presente rischia di diventare cosa tra le cose, buono solo per accumulare quanto basta per acquistare oggetti e soddisfare la propria vanità. Soprattutto i giovani rischiano di subire una vera e propria “colonizzazione culturale”, dice ancora Francesco, grazie a dei persuasori televisivi che cavalcano tale superficialità dilagante, sfruttandola perché se ne abbia un ritorno economico o politico. I giovani e gli adolescenti subiscono la propaganda falsa e bugiarda di “volpi” che si avvalgono di Internet e dei social media per condizionarli ed avviarli verso ideologie reazionarie che spingono verso il razzismo, la xenofobia, l’omofobia e ad atteggiamenti aggressivi e violenti verso i “diversi”, nonché alla formazione di una personalità massificata, priva di coscienza sociale autonoma.
    I genitori, insieme ai loro figli, dovrebbero invece pretendere dagli insegnanti che tale disciplina occupi un posto importante nella loro programmazione didattica, che i contenuti, da svolgere nel corso degli anni, non escludano i fatti di medio e lungo periodo (eventi climatici, culturali, della mentalità, scientifici e tecnologici), poiché questi, insieme a quelli politici, economici, militari, diplomatici, forniscono un quadro d’insieme per una comprensione profonda del passato che permette di individuare rischi o positive possibilità per la crescita del consesso umano.
    Alfio Pelleriti

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