George Orwell, “1984” – Presentazione

di Alfio Pelleriti

Ho aspettato più di venti anni prima di prendere questo libro da uno scaffale della mia libreria e di leggerlo, avviando un percorso ermeneutico, direbbe Gadamer, e cioè entrare nella storia come se fossi lì in quel tempo e in quei luoghi; relazionarmi con i personaggi della vicenda stando loro a fianco per condividerne ansie, gioie e dolori. Ogni libro, ogni prodotto artistico presenta una storia che passa attraverso il tuo mondo, il tuo vissuto, e se sei disponibile ad aprire cuore e mente, quella creazione artistica farà anch’essa parte del tuo vissuto e tu non sarai più come prima, sarai più ricco perché la lettura di quel romanzo, di quelle poesie, la visione di quel dipinto o l’ascolto di quel brano musicale hanno squadernato davanti a te le convinzioni, le emozioni e i sentimenti di uomini e donne speciali che si distinguono da tutte le altre creature per essere abili a creare opere in cui il Bello e il Vero diventano protagonisti permettendoti di far diventare più ricco e profondo il tuo orizzonte di senso sulla realtà. E ancora, se tu come lettore sei stato attento e pronto ad andare oltre i confini dei fatti narrati, allora potresti anche cambiare il tessuto semantico di quell’opera, instaurando un virtuoso circolo ermeneutico, poiché la tua personale interpretazione contribuirà fortemente ad aumentare lo spessore culturale della comunità cui appartieni se non della comunità umana tutta.

Ma, tornando al romanzo, 1984 si presenta come uno straziante grido di dolore di un uomo che percepisce il pericolo dell’affermazione di un sistema totalitario in un’epoca di grandi passi in avanti della tecnologia. Ciò significherebbe non solo la perdita dei diritti naturali indicati da giusnaturalisti ed intellettuali illuministi, ma smarrimento totale della propria identità, nullificazione della dignità della persona. Orwell lancia un accorato allarme contro il tentativo di falsificazione storica, contro la corruzione del linguaggio, contro il tradimento dell’umanismo socialista nell’Unione Sovietica di Stalin.

Winston, il protagonista del romanzo, si muove smarrito in una società controllata e oppressa, dove l’omologazione al pensiero unico del capo, il Grande Fratello, è divenuta la normalità; dove chi si ribella viene eliminato, anzi “polverizzato”, che significa far perdere di quell’individuo ogni traccia, come se non fosse mai esistito.

Anche Winston fa parte di un mondo dove la realtà è ribaltata, dove vige il “bipensiero” e anche lui è un anello dell’ingranaggio volto alla falsificazione della realtà: “La guerra è pace! La verità è menzogna! L’ignoranza è forza” sono gli slogan che giganteggiano nella Londra dove vive e lavora Winston. Il suo compito è quello di correggere i documenti, di aggiustarli secondo le deliberazioni e le scelte della oligarchia al potere. Tuttavia permane in lui una traccia di umanità e dunque lotterà per poter capire, per difendere la propria dignità; lotterà per amare e per un senso della giustizia che è ancora presente in lui.

Ma 1984 non è un romanzo dove vince l’eroe. Winston assomiglia ai protagonisti delle tragedie greche, destinati cioè a soccombere poiché immane è il loro nemico. Il romanzo è un capolavoro della letteratura distopica che possiede una peculiarità che pochi altri testi hanno: quella di essere sempre attuale. Denunzia il rischio della massificazione attraverso un uso mirato e distorto della tecnologia mediatica e comunicativa di cui si serve il potere per ottundere la mente degli individui. Tutto ciò è di estrema attualità, poiché ancora il Vero, il Giusto e il Bello sono a rischio; ancora un Grande Fratello potrebbe imporre una società basata sul “bipensiero”, sulla possibilità di far coesistere concetti e realtà antinomici e oppositivi. E’ la possibilità del “bianconero” afferma O’Brien, l’antagonista nel romanzo, l’orco, il Grande inquisitore che ancora pone l’eterna domanda: libertà o felicità per gli uomini? Necessità o libertà nell’organizzazione sociale? Queste fondamentali domande da sempre se le pongono individui e comunità poiché non è facile scegliere per se stessi la libertà, che comporta una continua, quotidiana lotta contro i servitori del potere. Nessuno infatti vede il capo, il Grande Fratello, ma incombono i suoi subalterni, i burocrati, i funzionari abituati a blandire i diretti superiori e a infierire sui sottoposti. I Winston di ogni epoca devono lottare contro quella vasta categoria di individui che non vuole pensare a niente se non a gustarsi il piacere di stare dalla parte del più forte. Pochi scelgono infatti la libertà poiché essa comporta analisi delle situazioni contingenti, riferimenti alla storia, confronti con i valori universali che grandi filosofi, eminenti scienziati, scrittori, poeti, artisti, teologi hanno proclamato e difeso. La libertà va difesa e quindi si deve combattere per essa, ciò significa possibilità di cadere col rischio di morire per essa. Si sa quanto difficile sia comportarsi con lealtà, ribellarsi alle angherie degli stupidi esecutori di ordini, rimanere calmi di fronte alla loro zelante insopportabile pedanteria. Come Don Chisciotte, si rimane soli, destinati il più delle volte a combattere contro i mulini a vento e dunque alla derisione anche di chi si vorrebbe liberare.

1984 continua la riflessione iniziata da Dostoevskij con la sua opera monumentale sull’esistenza umana e sulla drammaticità delle scelte cui l’uomo è chiamato ad effettuare. Nel romanzo ci troviamo innanzi alla ieratica figura del Grande Inquisitore, l’annientatore degli eretici e degli apostoli del libero pensiero. 1984 è un romanzo travolgente che spesso vorresti chiudere, non continuare una lettura che ti provoca vuoti allo stomaco per il suo iperrealismo e per le situazioni da incubo che propone. Il romanzo a tratti assume un ritmo incalzante seppur drammatico nel presentare situazioni verosimili tipiche della distopia, di una organizzazione sociale non basata sul diritto alla felicità di ciascun individuo ma sulla riduzione all’animalità; una società dove i potenti reggono la loro forza su una massa di uomini divenuta acefala, indottrinata, incapace di alcuna ribellione, dimentica di ogni elemento che possa portare all’elevazione spirituale.  


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