LA MIA AMATA PATAGONIA

di Rosanna Stissi

Raggiungere la Patagonia nel profondo Sud America spingendoci fino alla Terra del Fuoco mi ha sin da subito trasportata in una dimensione parallela dove l’imperativo era incontrare la Natura e sentirmi accolta da lei in un abbraccio selvaggio, volevo stringerla e perdermi a guardarla.

Atterrati a Buenos Aires partiamo alla volta della pampa argentina. Un auto a noleggio e via sognando la libertà. La libertà ha il sapore della cavalcata nel bosco della bamba de Areco: una estancia coloniale che ha conservato il tocco e la tradizione gauchos, dove il binomio uomo-natura assume le sembianze di un passo a due e ti cattura. 

 Il mio cavallo è nero e i suoi muscoli sono tesi e forti. Galoppando attraversiamo una prateria tinta di autunno e costeggiamo nutriti allevamenti di manzi. È bello lasciarsi andare al ritmo veloce del galoppo e, come in un film, inseguo la scia del gaucho che mi precede tracciando la traiettoria. Non ho paura, mi sento libera e i pensieri fluiscono e si liberano nel vento.

El Calafate- Perito Moreno

La sensazione è quella di trovarsi ai confini del mondo dove la natura si esprime nella sua essenza più nuda e antica. Gli occhi sono pieni della bellezza luminosa e luccicante della distesa di ghiaccio del Perito Moreno. Realizzo che c’è stato un momento in cui tutto era ghiaccio. Ghiaccio con la sua bellezza fredda, pura e trasparente. 

La distesa che mi si apre davanti è un muro ghiacciato forte e sterminato. Osservo questi giochi di forme che si incastrano alla perfezione e, nell’intreccio indissolubile del gelo, raccontano di millenni passati, di ere al di là del tempo quando la Terra era abitata da creature  mitologiche e la notte e il giorno si fondevano l’uno nell’altro in un circolo infinito e selvaggio.

Abbiamo percorso parte del ghiacciaio con i ramponi risalendo le orme di chi lo aveva fatto prima di noi. L’acqua scorre azzurra laddove crea piccole lagune e cerchi blu. Gallerie brillanti di ghiaccio e pareti bianche limate dal vento saranno conservate dalla neve che verrà da qui a qualche tempo. La Natura sà benissimo come prendersi cura della propria essenza. Ci guarda e chiede solo di essere rispettata e amata.

Arrivati al mirador, il punto di osservazione più famoso, mi sento piccolissima e infinitamente grata. Guardando dai balconi l’immensa distesa di ghiaccio, un brivido misto a incredulità è inevitabile. Qui è quasi autunno e così possiamo vivere la magia dei colori che incorniciano il Perito Moreno. Punte di giallo alternate al rosso e al marrone in una girandola di colori che, incontrando il blu del cielo, si scolpiranno nella nostra memoria per sempre. E poi un tuono. Forte e persistente. Potente. Un pezzo di ghiaccio si stacca e rimbomba tutto intorno. La potenza della natura è devastante e mi fa sospirare. Alzo gli occhi al cielo, prego e ringrazio per questo dono. 

Torres del paine 

La cordigliera delle Ande a destra si stagliava nel cielo azzurro. La lingua di cemento che tagliando la steppa ci avrebbe condotto a Torre del paines si allungava davanti a noi mentre i guanaco ci salutavano alzando la testa.

Saranno state una decina le macchine che abbiamo incontrato percorrendo la route 9, una “carretera” irregolare tutta ciottoli e terra battuta. Polvere e fumo avvolgono la nostra auto quando il sentiero è più dissestato. Non ci sono stazioni di benzina e bisogna stare attenti a calcolare il percorso senza perdersi. Senza navigatore, senza internet, senza segnale telefonico. Il cielo è azzurro, Manà ci accompagna sulle note di En el muelle de San blas mentre percorriamo il cammino raccomandato di Esperanza. 

Gli occhi scuri e disegnati come con una matita a carboncino disegnano il profilo della guardia che appone il timbro ai nostri documenti al passaggio tra il confine argentino e cileno. Le tre torri di Torres del paine incorniciano uno spettacolo naturale maestoso fatto di laghi, rocce e ghiacciai. È come un velluto rosso la coltre che copre alcuni tratti della montagna che precede il nostro arrivo al lago Pehoe. Ho chiuso gli occhi per un attimo per imprimere quell’immagine nella mia memoria. Una sensazione di meraviglia mi invade e attiva la mia immaginazione. Le immagini prendono forma. Colori a tempera spremuti lungo la piega tracciata di un foglio bianco piegato in due, una perfetta simmetria di colori, forme e linee. Il riflesso della montagna con le sue cime imbiancate si riflette nell’acqua grigio verde e disegna un paesaggio liquido incantato. È così bella la Natura che si apre davanti ai miei occhi, e – da quella casetta rossa che sembra dipinta – mi immergo in questo luogo di profondissima quiete. 

Navigando il canale di Beagle e Ushuaia 

Atterrare a Ushuaia ti da la possibilità di vedere dall’alto quell’ultimo lembo di Terra che separa il Nuovo Continente dal polo Sud. Questa punta estrema della Terra del Fuoco è un corollario di isolotti e insenature. Qui dove finiscono le Ande, si incontrano i boschi più australi del pianeta e si legano con l’acqua dell’oceano.

Le particolari condizioni climatiche della Terra del fuoco generano una biodiversità meravigliosa: fiumi, laghi, leoni marini, cormoranos e pinguini che in questo periodo sono già migrati verso posti più caldi. Li immagino camminare tutti insieme con il loro incedere buffo, nuotatori esperti che disposti lungo gli scogli formano un pianoforte naturale meraviglioso. 

Siamo quasi gli unici lungo il sentiero costiero. Un silenzio perfetto. Riusciamo a sentire ben distinto il rumore del becco di un picchio su un albero, si lascia guardare e poco dopo lo raggiunge un compagno. Ammiro le due creste rosse verticali e nel loro picchiettio c’è musica, c’è vita. 

Sono circa 10 i km che percorriamo dentro e fuori il bosco prima di giungere al rifugio. L’aria è talmente pura da lasciare sui rami licheni verdi e bianchi che come barbe canute adornano gli alberi. 

Rimaniamo in silenzio per tutto il percorso respirando quest’aria così fresca, pulita e intatta. 

Dispieghiamo le vele e cominciamo a solcare le acque verdi del canale lasciandoci alle spalle la città di Ushuaia, incoronata dalle vette innevate dei monti Olivia e Cinco Hermanos. Da una parte abbiamo le alte vette innevate e frastagliate dell’Isola Grande della Terra del Fuoco in Argentina, dall’altra la costa più dolce con i prati dell’isola di Navarino in Cile. Il cielo è terso, i colori rosa del primo mattino hanno lasciato il posto a una luce chiara e a un vento che a tratti diventa quasi pungente. Ho immaginato l’uomo del faro. Chissà quanto tempo avrà passato ad osservare l’isola dei Los Lobos. Lui, l’uomo del faro della fine del mondo, avrà guardato le stelle che gli facevano l’occhiolino senza luci elettriche a spegnere il cielo ma soltanto con la luna che faceva un buco nel buio. 

Buenos Aires  sembra nata per camminare. Si rivela come una poesia, isolato dopo isolato, mentre percorro le grandi avenidas verdi, ammirando le architetture europee e i variopinti abitanti. La passeggiata comincia nell’elegante Recoleta, dove i negozi discreti, le facciate parigine e i grandi alberghi fanno pensare a una città fin de siècle. 

E poi il contrasto dei colori della Boca. La vita sembra svolgersi solo all’aperto qui in un susseguirsi di bancarelle, antichi oggetti scoloriti dal tempo e dal sole, l’aria è vibrante e si danza ovunque al ritmo di tango. Gioia e curiosità miste ad empanadas fumanti sono il sapore di questa giornata, di questa città.

Porterò sempre con me e risplenderanno nella mia memoria, come frammenti di vetro al sole, tutti i colori e tutte le emozioni di questo nostro meraviglioso viaggio. Quando il rumore della città sporcherà la mia mente chiuderò gli occhi e penserò alla bellezza di una Natura  potente e intatta e li ritroverò la pace e soprattutto la forza di difendere sempre questo Pianeta per il futuro delle persone che amiamo e che meritano di godere di questa bellezza. Non possiamo rassegnarci a perdere la Bellezza.

Il mio cavallo è nero e i suoi muscoli sono tesi e forti. Galoppando attraversiamo una prateria tinta di autunno e costeggiamo nutriti allevamenti di manzi… inseguo la scia del gaucho che mi precede tracciando la traiettoria… Mi sento libera e i pensieri fluiscono e si liberano nel vento.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...